IL ROMANISTA (M. IZZI) - Esterno giorno, Stadio Olimpico di Roma, 4 settembre 1973: dal tunnel che porta alla pista datletica si inizia a scorgere la sagoma inconfondibile di Gianni Rivera e poco dietro di lui Karl Hainz Schnellinger e Turone. Sta per iniziare unamichevole tra il Milan e la Roma, organizzata per salutare il debutto stagionale della Lupa sul campo amico e per onorare una delle clausole dellaccordo che ha portato Pierino Prati in giallorosso. Tutti gli occhi dei trentamila presenti sono per la Peste, il bomber tanto atteso a cui sono affidate le speranze per un grande campionato. Molto ricercato dai flash dei fotografi è anche lex cagliaritano Domenghini, che il tecnico Scopigno ha voluto a tutti i costi portare con sé.
In tutto questo trambusto, nessuno fa caso a un ragazzo di ventidue anni che si accomoda in panchina: si chiama Claudio Ranieri. Cresciuto nelle file del XII° Giallorosso è finito alla Roma qualche tempo addietro con il parere positivo di Helenio Herrera. Anzalone, ha rilevato il suo cartellino in cambio di una muta completa
di maglie. Ed ora eccolo lì, Ranieri, timido, mentre il Paron Rocco lo sfiora e con il suo timbro inconfondibile scambia qualche battuta con Ciccio Cordova. Il ragazzo è già stato schierato a Piacenza, il 19 agosto, una ventina di minuti al posto di Francesco Rocca, tanto per rompere il ghiaccio. Trebiciani, che lo ha avuto
in Primavera (e ancora oggi Claudio che ha la memoria lunga gli si rivolge chiamandolo Mister), ha parlato bene di lui a Scopigno e Manlio è curioso di vederlo allopera allOlimpico. Passano 58, poi Peccenini è richiamato sotto la doccia, tocca al ragazzino. Il bianco accecante delle tribune sembra un mare minaccioso.
Ranieri si butta nella mischia. Il campionato 73/74, quello della consacrazione tra i professionisti inizia così. Per il debutto in serie A occorrerà avere un pizzico di pazienza in più. Il 7 ottobre 1973, nella prima con il Bologna, Ranieri, con la maglia numero 14 sulle spalle (numero ambito negli anni 70 in quanto scelto
da un certo Johan Cruyff) è in panchina. Scopigno, si deciderà a utilizzarlo solo a novembre, nella sfortunata trasferta di Genova. La Roma, quel giorno, si schiera in maglia bianca, perde 2-1, un vero disastro, perché Scopigno, attanagliato da problemi di salute non crede né in se stesso, né nella squadra: «A centrocampo dice il tecnico i miei non marcano nessuno. In difesa ogni domenica ne inventiamo una».
In questo clima Ranieri torna frettolosamente in panchina, fino allinevitabile resa di Scopigno, che dopo la sconfitta del 25 novembre contro il Foggia si fa responsabilmente da parte. Al capezzale della squadra arriva un certo Nils Liedholm, che già in estate era stato in lizza per assumere la guida della prima squadra. Lesilio di Ranieri continua per un altro mese buono. Il nuovo Mister sta studiando tutti i suoi ragazzi, compreso lui. Lo studio del Barone riguarda non solo le caratteristiche tecniche, ma anche quelle astrologiche. Il suo pallino,
lo sanno tutti, è quello della Bilancia, è convinto che coloro che sono nati sotto il suo segno (o sotto quello dello Scorpione) abbiano qualcosa di speciale e lo dice senza problemi: «Quanto compatisco chi guarda allastrologia con sufficienza. Pelé è esattamente tra Bilancia e Scorpione, il massimo. Io sono della Bilancia
(come Falcao e Totti N.d.A). La Bilancia è come la giustizia: quelli nati sotto questo segno fanno gruppo, fanno compagnia». Liedholm, chiaramente non sceglieva i giocatori da mandare in campo in base allo zodiaco,
ma considerava quel particolare una sorta di spia luminosa, un indizio rivelatore disponibile per chi aveva la capacità e la voglia di leggere.
Claudio Ranieri, non è un segreto, è nato il 20 ottobre e per soli due giorni è, a tutti gli effetti, una bilancia. Il vero diploma di laurea della sua vita, dunque, Ranieri lo ebbe proprio dal Barone, che gli diede la prima maglia giallorossa della sua vita (in precedenza, altro segno del destino, aveva giocato sempre in bianco) schierandolo nel corso di RomaFiorentina del 23 dicembre 1973. Quel giorno la Roma pareggiò.
La stagione della Lupa si concluse il 19 maggio con un ottavo posto non certo esaltante. Lesperienza fatta da Claudio, però, non parlava solamente delle 6 presenze raccolte in serie A, ma soprattutto del privilegio di aver potuto osservare allopera un genio assoluto del calcio come Liedholm. Lo vedeva affrontare le tensioni
in maniera distaccata: «Era sempre sorridente, tutto era "essesionale", ma al momento giusto, se doveva spiegarsi era meglio starlo a sentire». Nel novembre del 2007, quando nella chiesa di Santa Maria dellAssunta, a Cuccaro, vennero celebrati i funerali dellimmenso Barone. Tra i presenti (non molti a dire il vero), al fianco di Antognoni, Ancelotti, Pruzzo, Maldini, Bruno Conti, cera un certo Claudio Ranieri.
Era stata la sua guida per una sola stagione, una stagione in cui non ci furono coppe da alzare o titoli da festeggiare, evidentemente, però, per lattuale tecnico della Roma, gli insegnamenti appresi sono valsi come un personalissimo scudetto.
Alla fine della stagione 1973/74, Claudio Ranieri venne spedito a Catanzaro per acquisire esperienza. Doveva trattarsi di un viaggio andata e ritorno, ma quella maglia lasciata a 23 anni lavrebbe riabbracciata solo il 2 settembre 2009. La Bilancia era tornata per fare gruppo.




