La Roma è da derby

08/11/2010 alle 10:29.

IL MESSAGGERO (G. DI BARI) - Per vincere un derby bisogna anche rischiare di perderlo. La Lazio, questo coraggio, lo dimostra solo nelle intenzioni e viene punita da una Roma sorniona, in crescita di gioco e d’identità, che ritorna in una posizione più consona di classifica. Decidono due rigori, i primi assegnati ai giallorossi in campionato, ed episodi che, in questa occasione, condannano i biancocelesti. Evidentemente la fortuna non alberga più sui divani di Formello.

Se la Roma dimostra una confortante crescita (quarto risultato utile consecutivo e più 4 punti rispetto alla passata stagione), la Lazio delude le attese proprio sul piano della personalità, della forza e degli atteggiamenti che distinguono le formazioni di vertice. Una capolista in tono minore, proprio nell’incontro più importante, che torna sulla terra dopo essere stata in orbita. La mossa di inserire Rocchi lascia il tempo che trova, perché la squadra non agita la partita, non asseconda la manovra offensiva, restando troppo ancorata su posizioni di attesa. Gioca con due attaccanti senza mai verticalizzare, senza cercare davvero la profondità. Con questo atteggiamento, tattico e mentale, la Lazio regala l’intero primo tempo alla Roma che copre meglio il campo, porta sempre 8-9 elementi sotto la linea della palla, non concede spazi. Ranieri chiede a Menez di galleggiare fra le linee, partendo quasi sempre dalla sinistra, dove imperversano Riise e Vucinic. Ed è in questo settore che i giallorossi creano i maggiori problemi al dispositivo arretrato biancoceleste. Una Lazio impacciata, a tratti persino un po’ flaccida, che fatica a conquistare metri al cospetto di un avversario abile nella circolazione della palla e nel raddoppiare le marcature. Inoltre, la Roma, si avvale della regia di un Simplicio tornato di buoni livelli: conquista il rigore, colpisce una traversa, chiude e riparte, distillando lucidità. Quando perde Menez, Ranieri si affida a Greco: sembra un azzardo, invece è una garanzia perché il centrocampista ha un impatto da veterano col derby, segna persino un gol annullato per fuorigioco millimetrico di Borriello. Dall’altra parte vacillano gli equilibri e Ledesma si danna per compattare il centrocampo dove Hernanes, spesso chiuso da , porta troppo palla e si accende raramente. Quando ha la palla per cambiare il destino della gara, spara alto. Nella ripresa calcia sul anche l’occasione del pari. Solo Mauri è all’altezza entrando in tutte le azioni più incisive.

Nell’intervallo Reja decide di rivisitare l’assetto, togliendo Rocchi per Zarate, ma viene tradito da Dias, il difensore più esperto. Grave l’errore che porta al vantaggio, netto il fallo che determina il secondo rigore, in fuorigioco nell’azione del rigore negato a Mauri, ”affossato” da Riise a due metri dalla porta. Il tecnico friulano capisce che l’idea di cambiare modulo è naufragata a allora continua a modificare togliendo anche Hernanes per Foggia, ma lo zibaldone non paga, nonostante la squadra offra il meglio di sé dopo lo svantaggio. Quasi si fosse scrollata di dosso una sorta di patina, nella quale era rimasta a lungo avviluppata. Il derby diventa vero, croccante, finalmente divertente, con Foggia (palo spettacolare) e Zarate che forzano i tempi creando situazioni interessanti. I biancocelesti impugnano il match, sfiorando il pareggio, ma la Roma tiene botta, difende e attacca gli spazi nelle ripartenze agili e così arriva il rigore contestato del raddoppio che chiude la sfida. Spintarella galeotta di Baptista a Lichtsteiner, con 2 laziali a terra, prima del fallo in area di Dias. Per i giallorossi un successo che ne rilancia le ambizioni, nonostante i 7 punti di ritardo. Per la Lazio una sconfitta con troppe recriminazioni, che non ne intacca i meriti acquisiti.