IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) - A un certo punto, non è sembrato poi così lontano, quel Roma-Bayern dell85. Nel bene come nel male. In campo e sugli spalti. Anche se lo stadio ha una copertura in più e qualche spettatore in meno (solo qualcuno, perché il pieno, o quasi, cè anche stasera). Le stesse sciarpe tese al fischio dinizio, in curva (ma anche in tribuna); la stessa voglia di far sentire la propria voce per tutta la partita.
Che non è da dentro o fuori, comera allora, in quel quarto di finale di Coppa delle Coppe. Ma ha rischiato seriamente di esserlo, nei fatti, anche oggi. Ma non cè bisogno, stasera, di cantare Que serà serà. Anche perché è scontato che questo pubblico difficilmente verrà mai meno al sempre ti sosterrem, o allovunque di seguirem. Se la squadra, allintervallo, non cè, il pubblico manco a dirlo cè, eccome. Perché cè sempre stato.
Nello spicchio dei tifosi tedeschi cè una lunga serie di striscioni biancorossi. Red Power, recita uno. Red Sharks un altro. Che ci sia rispetto reciproco è subito evidente dallassenza, o quasi, di cori rivolti contro lavversario. E uno striscione, che compare al centro della Sud, sembra confermarlo: Thank you for your respect. Freedom for ultras cè scritto a chiare lettere.
Dopo il brutto primo tempo, la ripresa comincia infatti tra i cori della Sud, che ripartono più forti di prima. Ma siamo ancora a 25 anni fa. Stessa sconfitta per 2-0 allandata, e stesso risultato al ritorno, con i tedeschi avanti per 2-1 a pochi minuti dal termine. Ma, stavolta, cè da giurarlo, non può finire nello stesso modo. La squadra ci prova in tutte le maniere. E chi può risolvere la partita se non De Rossi e Totti. Arriva il 2-2 di Danielino. E poi il sigillo del Capitano. Lo stadio esplode come non accadeva da tempo. Non è davvero più tempo di cantare Que serà, serà. Stasera basta, e avanza, As Roma, io non vivo senza te.