
IL ROMANISTA (M. IZZI) - Testaccio e Mister Ranieri, un binomio di cui si è spesso parlato senza forse esplorarne adeguatamente il rapporto. Provo a farlo anche grazie ad uno splendido volume di Roberto Lucignani dedicato proprio al rione romanista per antonomasia. Quello che è certo
delle Poste e si lanciava in improvvisate partitelle che gli facevano perdere la dimensione del tempo. Lambiente che più coinvolse il futuro tecnico della Roma era quello dellOratorio. Nei giardini fuori dalla Chiesa, Claudio avrebbe dato i primi calci al pallone. Poco distante da lui, lOratorio, con lannessa Sala Cinematografica parrocchiale Clemenson. Per accedere agli spettacoli pomeridiani i ragazzi dovevano esibire il timbro che veniva apposto su un libricino dopo la partecipazione alla messa domenicale. La sala era usata anche per degli spettacoli teatrali, e proprio su quel palcoscenico, nei primi anni 60, debuttò Enrico Montesano che aveva delle zie che vivevano a Via Giovanni Branca. Loratorio, però, disponeva soprattutto dellunico spazio polifunzionale attrezzato per giocare a basket (ed è da quella fucina che anni più tardi sarebbe sorto un talento come Enrico Gilardi, il bombardiere di Testaccio che avrebbe vinto tutto con il Bancoroma), a pallavolo, a ping-pong e addirittura al calcio. Dico addirittura perché le misure del terreno di gioco non erano propriamente regolamentari (basti pensare che una delle linee laterali era costituita dal basamento della Chiesa), ma dopo la chiusura del mitico campo della Roma a Testaccio, nel 1940, era quasi un imperativo che qualcuno ne raccogliesse il testimone. In quegli anni, Don Oreste Zappelli (incredibilmente simpatizzante della Lazio), si occupava di organizzare i tornei di calcio a sette. Quando pioveva, il lastricato irregolare delloratorio e i sampietrini che qua e là affioravano ai margini del perimetro da gioco, divenivano viscidi e rimanere in piedi non era semplicissimo. Non ho avuto la fortuna di conoscere Don Zappelli, ma ho invece avuto questa occasione con Don Primo Morganti che ne fu il degno successore. Si trattava di personaggi degni del grande Fratel Porfirio,ideatore e anima della Fortitudo di Attilio Ferraris. Vale a dire religiosi animati nella loro missione dalla convinzione che lo sport fosse il modo migliore di far crescere i ragazzi allombra dei giusti valori. Ecco, i primi calci Ranieri li ha tirati in un rione in cui lo sport, gli uomini che lo praticavano e gli spazi erano questi. Chi si è stupito del suo stile e del modo di porsi, non ha conosciuto Testaccio di quei giorni, animati da un rione profondamente popolare, ma con delle sfumature più complesse da decifrare. Claudio Ranieri ha vissuto in quel contesto, sino allestate dellamore, anno 1967. Mentre i Beatles sfornavano limmortale SGT Peppers e si lasciavano crescere i baffi, Ranieri stava per spostarsi a vivere vicino al Tre Fontane. Iniziava una nuova fase della sua vita che lo avrebbe portato al professionismo. A Testaccio sarebbe tornato da allenatore della Roma il 3 novembre 2009, per lottantesimo anniversario dellinaugurazione del Campo di Via Zabaglia. Quel giorno è arrivato a piedi, per godersi quelle strade tanto care, e per rivedere le saracinesche della bottega di Via Luca della Robbia (dove oggi cè una pescheria). Molti dei locali che cerano negli anni 60, naturalmente non ci sono più, come il mitico Felice che se nè andato da poco, ultima incarnazione di un periodo irripetibile. Solo a Ranieri, però, si può chiedere quanti dei ricordi della sua infanzia siano intatti, con i volti, i profumi, i colori e le tante grida del mercato. Tra queste grida anche un forza Roma urlato chissà da chi Quellurlo è il suo passato ed è, come sappiamo bene, il suo presente.