IL ROMANISTA (D. GALLI) - Magari, dopodomani Ranieri affiderà una maglia al Grande Ex. Magari, tra 48 ore il tecnico testaccino chiederà a Fabio Simplicio di dimenticare il passato per una notte. E di ricordarsi, invece, quello che disse di lui Zamparini sotto il sole di un caldo maggio palermitano. Il brasiliano indisse una conferenza per piangere il suo addio ai colori rosanero. «A me non interessano le sue lacrime di coccodrillo. È il giocatore - tagliò corto il presidente del Palermo - che più mi ha deluso da quando sono nel mondo del calcio, quindi rimando al mittente i ringraziamenti »
E di ricordarsi, invece, quello che disse di lui Zamparini sotto il sole di un caldo maggio palermitano. Il brasiliano indisse una conferenza per piangere il suo addio ai colori rosanero. «A me non interessano le sue lacrime di coccodrillo. È il giocatore - tagliò corto il presidente del Palermo - che più mi ha deluso da quando sono nel mondo del calcio, quindi rimando al mittente i ringraziamenti ». Centoventinove presenze, ventuno gol, quattro anni in rosanero. Quellingrato di Zamparini se ne fregò altamente. Fabio avrebbe dovuto aspettarselo. Geneticamente predisposto a divorare allenatori, il presidente del Palermo si era appena fatto una scorpacciata pure di lui e di tutto ciò che di buono il suo ex centrocampista aveva fatto negli ultimi quattro anni. Per i rosanero.
Ma quelle di Simplicio non erano lacrime di coccodrillo. Ma lacrime damore. Perché il Palermo non è stata una parentesi, unesperienza fugace, un amore estivo, una nevicata di primavera. Il Palermo, per Fábio Henrique Simplício, sono state quattro stagioni intensissime. E straordinarie. Zamparini lo aveva bollato come un traditore della patria. Che esagerazione. Simplicio aveva semplicemente scovato lEldorado, lAmerica, la Terra Promessa oltre lorizzonte di Palermo. La Roma lo aveva adocchiato, corteggiato e sedotto. La Roma lo aveva inseguito e convinto a firmare un contratto da 1,8 milioni lordi a stagione, strappandolo alle grinfie del - udite, udite - Manchester City. Simplicio aveva anteposto il fascino di questi colori ai petroldollari dello sceicco. A una città ebbra di soldi ma arida damore, Fabio aveva preferito unesultanza al derby sotto la Sud. Vuoi mettere? Non cè confronto. Eppure, il suo arrivo non aveva acceso le fantasie dei romanisti. Anzi. Buon acquisto, si diceva. Un giocatore da Roma? Sì, forse. Ma giusto per la panchina. Questo era Fabio Simplicio fino a poco tempo fa. Sgraziato, apparentemente poco utile. Peggio ancora: sfortunato. Esordisce in giallorosso quando la Roma è avanti 2-0 sul Bologna, e la Roma cosa ti combina? Si fa rimontare due gol. Apriti cielo. Simplicio pareva destinato a finire ai margini di una squadra che non decollava. Ma Ranieri non ha ceduto alle pressioni. Lo ha tenuto a bordo gruppo e il 3 novembre, giorno di Basilea-Roma, lo ha buttato nella mischia dal primo minuto. Fabio ha premiato la stima del suo tecnico quattro giorni dopo. Al derby. Conclusione del brasiliano, polso di Lichsteiner, Morganti assegna il rigore e il volto di Simplicio sillumina di immenso. Ride come un bambino, Fabio. Settantadue ore dopo, altra gioia. Il centrocampista segna alla Fiorentina. È il suo primo gol in giallorosso. Tra 48 ore, il Grande Ex proverà a fare il bis. Proverà a farlo contro la squadra che ha lasciato tra le lacrime in un giorno di tarda primavera. Proverà a farlo, per citare Zamparini, alla faccia del presidente più ingrato che esista nel mondo del calcio.