E Greco venne preso a "pizze" in doccia

05/11/2010 alle 09:03.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - I primi sono arrivati già in campo, dopo il gol del momentaneo (e decisivo) 3- 1, gli ultimi direttamente nello spoglia- toio prima di fare la doccia. Quella di Basilea per Leandro Greco è stata una notte di sogni e di schiaffi in testa, il gesto più affettuoso da parte di tutto il gruppo romanista che stravede per questo ragazzo tanto bravo e talentuoso quanto - finora - sfortunato.

Una rete estera, quella di Basilea, così come lo era stata quella messa a segno in estate, ovviamente meno importante, ai francesi del Paris Saint Germain. Felice il primo agosto a Parigi, letteralmente al settimo cielo ieri, non lo dirà mai, ma spera che domenica nel derby ci possa essere spazio anche per lui. Ranieri lo segue, ci parla molto e potrebbe dargli anche un’ulteriore possibilità.
 
Poi, quello che succederà a gennaio, si vedrà. Greco è il primo a sapere che la continuità è la cosa che più gli manca e a 24 anni è arrivato il momento di prendere il treno giusto per la sua carriera. Una carriera che tutti prevedevano sfavillante, anche se ancora non avevano fatto i conti con la sfortuna e il destino. A 19 anni è stato lontano dai campi di gioco per cinque mesi. Colpa di un’infezione nata da una vescica, oltre trenta giorni in ospedale con seri problemi a muovere le gambe e dieci chili persi, seguita da un sospetto di aritmia cardiaca che lo ha privato temporaneamente dell’idoneità all’attività agonistica. Conti, che aveva seguito passo dopo passo la sua convalescenza, lo portò in prima squadra (che all’epoca allenava) quando non aveva ancora i novanta minuti nelle gambe, giusto per dargli un po’ di fiducia. Così come fece Alberto , tecnico della Primavera che appena potè tornare in campo gli rimise al braccio la fascia di capitano e gli riconsegnò la maglia numero 10, con cui vinse lo scudetto insieme a Cerci (che non giocò le fasi finali per infortunio), Rosi, Okaka, Freddi e altri talenti che oggi, chi più chi meno, giocano sui campi di A e B. Lui, la serie maggiore, la conobbe per la prima volta l’8 maggio 2005 a Parma, sembrava il preludio a tante fortune calcistiche, ma così non fu: l’anno dopo restò a Roma, poi è cominciato un lungo quanto poco fruttuoso peregrinare: è andato a Verona, è tornato a Trigoria, è andato a Pisa, è ritornato, è ripartito per Piacenza. E ora è di nuovo nella Capitale. Per restarci non si sa, per ora si gode il momento. E dice, con un sorriso grande così: «È stato bellissimo».