IL MESSAGGERO (E. MAIDA) - La diversità evocata da Ranieri, che nel dopo partita ha festeggiato con accenti e toni molto trasteverini, sta forse nel suo auspicio che il derby non metta più in palio soltanto la supremazia cittadina, ma qualcosa di più sfizioso e concreto come attualmente avviene solo a Milano.
Insomma Lazioroma, o se preferite Romalazio, deve essere una partita da scudetto, un evento da trasmettere in mondovisione, una sfida che, senza perdere il sapore originale, esca finalmente dalla dimensione provinciale che per tanti anni lha accompagnata. Può succedere? Forse è già successo. Forse il derby di domenica era già un confronto tra due grandi squadre, magari non troppo consapevoli di esserlo. La Roma perchè era piena di cerotti e tremori documentati da una classifica traballante; la Lazio perché stordita dalle vertigini di un primato al quale deve ancora abituarsi.
Ma per quello che si è visto fino a oggi, per le immagini offerte da un campionato per ora senza padroni, si può tranquillamente sostenere che il derby romano, in attesa di vedere domenica quello milanese, non era soltanto la classica stracittadina. ; cè da augurarsi, piuttosto, che non reprima le buone qualità di qualche emergente, vedi Greco. Per essere davvero un derby da scudetto, cè però bisogno che tutti facciano per intero la loro parte.
Lasciamo perdere, a questo proposito, le polemiche sullarbitraggio che fanno parte dei derby poveri e puntiamo invece sul contesto. Vi pare possibile che un gioco suggestivo ma innocente come quello dellaquila venga proibito per motivi di ordine pubblico? E ancora: un derby da scudetto può avere come contorno 50.000 spettatori e uno stadio con tanti vuoti? Voi avreste portato vostro figlio allOlimpico? Forse prima di discutere delle eventuali nefandezze commesse dal signor Morganti, bisognerebbe tentare di dare una risposta a queste tre domande. Chiedendosi dove sta andando il calcio in Italia.