Del Piero e Totti, quando la fantasia finisce in panchina

13/11/2010 alle 11:29.

IL GIORNALE (T. DAMASCELLI) - C’era una volta Juventus-Roma. Ha ricordato uno di quel tempo, tipo Roberto Pruzzo: «Platini e io ci siamo divisi per sei anni il titolo di capocannoniere…». Il calcio gioca questi scherzi eppure è cronaca vera, basta consultare gli almanacchi. Scherzi, appunto. Per esempio oggi, un paio di eredi giusti di quei tempi, Del Piero e Totti per dire, mica brocchi e scartine, le bandiere insomma, possono finire in panchina.

La senza Del Piero, dico questo Del Piero rivisto e corretto da se medesimo, è una squadretta pallida, con rarissime idee e, quando queste si appalesano, trattasi di roba piccola, scontata, prevedibile. Marotta ha voluto privarsi di Diego che proprio contro la Roma, nella partita di andata nella capitale, l’anno scorso aveva fatto vedere chissà cosa. Va da sé che se Del Piero andrà in panchina la giocherà un altro tipo di football, compresi i calci di punizione, detti oggi situazione di palla inattiva(!?).

Ranieri ha problemi differenti, gli avanza in uno schema offensivo che prevede Borriello e Vucinic, due che stanno un fiore, corrono, segnano, si intendono, e poi quel francese che si chiama Menes e cresce, cresce, cresce e sta dimostrando di essere il nuovo genio della lampada giallorossa. si mette da parte, non regge tre partite in sette giorni, anzi in sei, visto che a Torino si gioca un anticipo, anche se la Roma senza è come la senza Del Piero, pallida e impiegatizia.

Nel cartellone del teatro, -Roma, dunque, diventa una partita senza i due capitani storici, il filmone si trasforma in un remake con altri personaggi e interpreti, eppure la memoria è ancora forte con quel “..4 e a casa, zitti” mimato con le dita della mano dal all’indirizzo della panchina bianconera, così come la lingua beffarda di Del Piero dopo il diagonale di mezzo volo che infilò la porta romanista.

Sembrano fotografie seppiate di un album che sembra destinato soltanto ai ricordi. Colpa di un calcio che non è più soltanto un gioco ma è diventato un lavoro, contro il logorio del football moderno a pagare sono soprattutto gli artisti, quelli che non si adeguano al ritmo forsennato, alle ripartenze ossessive, ai recuperi difensivi.

Del Piero e si portano appresso le famiglie allo stadio, moglie e figli, amici e affini, festeggiano in modo diverso e unico ma stasera sembrano essere costretti a osservare lo spettacolo. Lo spettacolo? Ma come può essere senza di loro. Del Neri e Ranieri ne sono sicuri, o meglio preferiscono non rischiare. Dicono che sia meglio così. Soltanto in Italia.