IL ROMANISTA (D. GALLI) - Ha unanima italiana il Bayern Monaco. Anzi, meglio ancora: romanista. È il suo fisioterapista Gianni Bianchi. Bolognese, 48 anni, grande amico di Luca Toni, luomo che culla i muscoli di Ribery confessò mesi fa una insospettabile passione: «Da bambino tenevo alla Juve - disse alla Gazzetta dello Sport - ora m
«Con Toni ci siamo conosciuti quando tutti e due eravamo al Palermo e tra me e Luca, oltre ad un eccellente rapporto professionale, è nata anche una grande amicizia. Al punto che quando è stato ingaggiato dal Bayern ha voluto che lo seguissi ». Probabilmente, Luca gli avrebbe proposto di venire a lavorare alla Roma se a piazzale Dino Viola lo avessero confermato. Non è stato così. Il centravanti emiliano è partito, nella Capitale è arrivato Borriello. Strategie. In ogni caso, non è mica detto che Bianchi avrebbe accettato.
Perché quando Toni ha divorziato da van Gaal, e dunque dal Bayern Monaco, Bianchi aveva già deciso di fermarsi. Di smetterla di fare il gitano del quadricipite. «Luca era in prestito alla Roma e sembrava dovesse tornare a fine campionato a Monaco. Invece, è stato ingaggiato dal Genoa. Lui voleva lo seguissi anche lì, però la dirigenza del Bayern ha fatto di tutto perché restassi ed io ho accettato volentieri, anche perché io qui mi sento benissimo dal punto di vista professionale ed umano. Con Luca siamo rimasti amici, ci sentiamo al telefono anche quattro volte la settimana. Però ormai, dopo cinque anni al Bologna e quattro al Palermo, la mia casa è questa».
È Monaco. È la Baviera. Pur essendo stati compagni di viaggio per anni, pur avendo condiviso le stesse divise e le stesse gioie, Toni e Bianchi non sono dei cloni. E quindi non la pensano allo stesso modo su van Gaal. Il tecnico dei bavaresi era stato il motivo principale - anzi, forse lunico - che aveva spinto il bomber di Pavullo nel Frignano a rompere con la dirigenza biancorossa. «Sì, io con van Gaal vado daccordo. Il mister, dallesterno, sembra antipatico ed arrogante. In realtà è una persona educatissima, rispettosa del lavoro degli altri, anche se molto esigente. Lui è anche un sottile psicologo e i giocatori si sentono capiti, cosa molto importante».
Germania e Italia sono due mondi lontanissimi. Specie sotto il profilo della gestione dei fisici dei calciatori. «Loro - racconta Bianchi - sono molto bravi con i medicinali, noi della scuola italiana siamo più avanti con il lavoro manuale. Con Luca, per esempio, non ho mai usato un farmaco, e nemmeno con Ribery, con il quale ho un eccellente rapporto. Lui mi attribuisce gran parte del merito per avergli restituito un ginocchio quasi nuovo ed ora non scende in campo se non sono io a trattarlo. Ma anche con gli altri giocatori cè piena sintonia ed è uno dei motivi principali che mi hanno indotto a restare qui».