As Roma, ecco l’americano

11/11/2010 alle 10:19.

IL ROMANISTA (D. GALLI) - C’è un’unica certezza in questo processo di vendita dell’As Roma. Più l’epopea va avanti e più meriterebbe di essere raccontata in una pellicola di Hollywood.

Non stupisce, allora, che secondo "Il Messaggero" sarebbe proprio un produttore cinematografico il mister X americano interessato all’As Roma. Si tratterebbe di Steve Tisch. Negli USA è famosissimo, e non solo perché è coproprietario assieme a John Mara della franchigia di football dei New York Giants.

Cinema e televisione hanno fatto la fortuna di questo Paperon de’ Paperoni nato 61 anni fa a Lakewood, nel New Jersey. Ha finanziato film come "Forrest Gump", "L’uomo del giorno dopo", "Snatch" e "American History X". Hollywood a parte, la sua cassaforte è la Loews Corporations, la finanziaria di famiglia con tentacoli ovunque: gas, tabacco, assicurazioni, settore alberghiero. E persino orologi: il marchio Bulova. L’impressione è che all’origine del suo interessamento potrebbe esserci la possibilità di costruire a Roma uno stadio di proprietà. Lo ha già fatto a New York, dove assieme ai "Jets" ha realizzato un impianto accanto al precedente stadio dei Giants, demolito a febbraio. Fonti Unicredit raccomandano prudenza. Viene confermata la presenza, tra gli offerenti, di un americano con le spalle forti. Fino a ieri, si sapeva solo che era assistito dallo studio legale Tonucci e che aveva intenzioni serie. Eppure, altro mistero, ambienti finanziari non associano Tisch a Tonucci. Qualcosa non torna. Per esempio, al "Romanista" risulta che Giampaolo Angelucci sia ancora pienamente in corsa. In un’ipotetica prima fila a tre, oltre all’investitore made in Usa, l’imprenditore romano si troverebbe accanto - almeno così pare - anche il potentissimo fondo Aabar. Potentissimo mica per modo di dire. Gli arabi possiedono l’4,991%, di Unicredit ed esattamente come Tisch sarebbero disposti a mettere sul piatto 150 milioni di euro per prendere l’As Roma. Anche qui ci si pone una domanda: possibile che un colosso del genere - il suo patrimonio netto si aggira sui 2,3 miliardi di euro - debba sottostare a un’asta competitiva? Certo, viene da sé che, se il club venisse ceduto a Tisch o ad Aabar, finirebbe in buone mani.

 

Non resta che attendere. Unicredit conta di chiudere entro una decina di giorni la short list, la lista ristretta di soggetti ai quali sarà consentito l’accesso ai dati sensibili dell’As Roma (la due diligence) e poi sarà chiesto di formulare l’offerta vincolante. La banca sta verificando la solvibilità dei soggetti interessati. Martedì, intanto, si è tenuto il vertice fra Rothschild, Unicredit e i Sensi. La famiglia proprietaria dell’As Roma sarebbe stata aggiornata sui nomi, senza però ricevere troppe informazioni sullo stato di avanzamento dei lavori. Ieri, Italpetroli ha poi diffuso questo comunicato: «A seguito del ricevimento delle offerte non vincolanti da parte di potenziali acquirenti, (...) le stesse, allo stato, sono oggetto di valutazione da parte della società. All’esito di tale verifica verrà selezionato un numero limitato di offerenti ai quali sarà consentito di accedere ad informazioni di maggiore dettaglio per la predisposizione di offerte vincolanti».

La holding lancia anche un messaggio, che chi doveva capire ha capito: «Si ribadisce che nessuna informazione che provenga da fonti diverse dai comunicati ufficiali della società potrà ascriversi alla società o essere considerata attendibile». Il senso? Se qualcuno sta lavorando solo per il suo tornaconto personale, giocando sporco, la Consob non venga a bussare alla porta dei Sensi.