Alle radici di Aquilani

12/11/2010 alle 10:31.

GASPORT (F. ODDI) - "Lo vogliono vendere" titolò il quotidiano 'il Romanista' sopra il faccione di Aquilani in prima pagina il 20 novembre 2008, rimediando una squela di insulti ed un silenzio stampa ad aziendam da parte della società. Avevano ragione loro: la Roma aveva detto al giocatore che, se non fosse arrivata la qualificazione in Champions (con relativi introiti) sarebbe finito sul mercato. Così, 10 giorni fa a la Domenica Sportiva di essersi sentito alla Roma "ad un certo punto, un pò meno importante di prima" Totti incedibile come il Colosseo, De Rossi come il Pantheon. Lui, invece, incedibile fino a prova contraria. E pensare che dieci anni fa il talento di Alberto era il più atteso d'Italia.

 

Primi passi Albertino aveva cominciato a giocare nella Spes Montesacro, dalla scuola calcio fino alla categoria Esordienti. Un giorno lo vide Bruno Conti e fu un colpo di fulmine: la Roma lo arruolò, pagandolo dieci milioni di lire dell’epoca. Era il 1995, Aquilani aveva appena 11 anni. Le prime soddisfazioni arrivarono ai tempi dello scudetto Giovanissimi 1998-99, allenato da papà , molto più conosciuto nell'ambiente di un figlio senza infamia e senza lode che, all’epoca, non era neppure titolare negli Allievi Regionali. La svolta avvenne con la Primavera 2000-01, con Bencivenga in panchina: diventò di colpo un intoccabile, proteggendo un centrocampo di piedi buoni, Gaetano D'Agostino e Pedro Ednilson, afro-portoghese che Galbiati aveva anche fatto esordire in A. Bravo e richiesto Ednilson, ora alla Dinamo Tbilisi: aveva il contratto in scadenza e una corrispondenza d'amorosi sensi col Benfica.

Lui e  Una volta capito che non avrebbe prolungato l’accordo, la Roma lo mise fuori squadra, e Bencivenga andò a pescare il sostituto non in panchina, ma negli Allievi. Esordio il 9 dicembre del 2000, Roma-Lazio 1-0, col numero 4, Aquilani col 10, lui che sin da bambino era cresciuto con l'8, il mito di Giuseppe Giannini e il soprannome di Principino. Con la Nazionale Under 19, un anno prima di vincere l'Europeo di categoria, si ritrovò a giocare con mezza attuale: Italia-Olanda 3-0, doppietta di Pepe, gol di Chiellini, Quagliarella centravanti. Un mese dopo, qualificazioni all'Europeo, Aquilani non c'era, sì. «Ed era la prima volta in azzurro — ricorda Berrettini, ct di allora — non lo avevano mai chiamato. A quell'Europeo non ci qualificammo per lo scontro diretto contro il Portogallo di Quaresma e Raul Meireles, la prima di quelle tre partite fu anche la prima in azzurro di , che fece subito due gol. Avrei portato anche Aquilani, se non si fosse fatto male: lui in nazionale c'era da sempre, dall'under 15, anche se forse non avevano capito bene il suo potenziale. Dicevano che era magrolino, lo facevano giocare sulla fascia..».

Era destino Alla invece lo avevano capito subito: quando Capello voleva Davids, nel 2002, Moggi provò a inserire nella trattativa due a scelta tra Aquilani, D'Agostino, Bovo, Ferronetti e Lanzaro. La Roma, che aveva già rischiato di perdere Aquilani nel 2001, quando  e Chelsea provarono a portarselo a Londra a 16 anni, non ne volle sapere. Il tempo è passato ed Alberto in Inghilterra ci è arrivato lo stesso — ai Reds di Liverpool — , alla pure, ma a Trigoria chi comanda ne ha avuti di motivi per consolarsi. Venti milioni di motivi da un euro l'uno, più altri 800.000 che arriveranno quando la eserciterà il diritto di riscatto, per l'ex bambino che voleva diventare Giannini.