Totti era pronto a uscire. Per lui altri 90’ di botte

04/10/2010 alle 11:26.

IL ROMANISTA (G.PIACENTINI) - Stavolta il primo a meravigliarsi quando sul tabellone luminoso delle sostituzioni ha visto il numero 22 di Borriello e non il suo 10, è stato proprio lui. Minuto ventidue della ripresa, Mirko Vucinic pronto a metà campo per entrare, il capitano dà un’occhiata verso la panchina, poi si gira dall’altra parte e fa per andare verso bordo campo. A sorpresa, però, stavolta non tocca a lui ma all’ex centravanti del Milan.

Minuto ventidue della ripresa, Mirko Vucinic pronto a metà campo per entrare, il capitano dà un’occhiata verso la panchina, poi si gira dall’altra parte e fa per andare verso bordo campo. A sorpresa, però, stavolta non tocca a lui ma all’ex centravanti del Milan.

resta in campo
fino al novantesimo proprio nel giorno in cui, probabilmente, non si sarebbe arrabbiato nemmeno lui visto che la sua prestazione non è stata sufficiente. Il pomeriggio di , comunque, non è stato di quelli che ricorderà per tutta la vita, e lo farà sarà soprattutto per le botte (tante) che ha preso per tutti i novanta minuti dai difensori napoletani che lo hanno picchiato scientificamente e per i cori e fischi dell’incivile pubblico del San Paolo che lo ha insultato per tutta la gara. Alla delusione per l’ennesima sconfitta in campionato, quindi, si è aggiunta la rabbia per una prestazione non brillante e uno zero nella casella dei gol segnati (non segna in partite ufficiali dal 9 maggio scorso all’Olimpico contro il Cagliari) che comincia ad essere un peso. Una rabbia che però non gli ha impedito, per l’ennesima volta, di distinguersi dal resto dei giocatori.

Perché il capitano non è come tutti gli altri e la dimostrazione l’ha data in zona mista alla fine della partita. In mezzo a tanti musi lunghi, quelli dei suoi compagni, alla poca (anzi inesistente) voglia di parlare, il capitano si è fermato per più di venti minuti a firmare autografi e a farsi fotografare con i tantissimi bambini che a fine partita c’erano nel tunnel che separa gli spogliatoi dal pullman della squadra. Cosa che non hanno fatto, ad esempio, i vincitori e padroni di casa Dossena e Cannavaro che gli sono passati di fianco tirando dritti. Anche se, c’è da dire, non è che fossero poi così tanti quelli che li fermavano per un autografo. Ma è , si sa, e come ha detto sabato Ranieri in conferenza stampa
«viene prima di tutto il resto»