IL MESSAGGERO (P. MEI) - Ogni rovescio ha la sua medaglia: il pari di Parma, che è oggettivamente un rovescio dato anche che lavversario non era il Real Madrid (nemmeno il Basilea, del resto, lo era), ha la medaglia dun punto, che in questi tempi di magra è pur qualcosa.
Tanto più se ottenuto fòri porta, dove la Roma fin qui ha fatto peggio assai che non allOlimpico, e ce ne vuole.
Era stata migliore contro il Genoa, che sembrava una ripartenza: e invece ecco il Basilea prima e il Parma poi a portare di nuovo quel po di scoramento che accompagna il popolo giallorosso in questa stagione cominciata peggio della precedente, che era stata da record negativo ed aveva portato al divorzio da Spalletti.
Che succede a questa Roma dello zero a zero al Tardini allora di pranzo? Non si canta a bocca piena, dicevano gli innamorati giallorossi inscenando la protesta del panino, che sembrava la rivoluzione del tè a Boston ma non avrà gli stessi effetti sul mercificato calcio dei nostri tempi. E neppure si gioca, a bocca piena.
Costretto a rinunciare dimprovviso a Taddei che pure sera scaldato con i compagni, Ranieri ha cercato di fare il trasformista con la sua Roma impotente al gol. Ha messo in campo, una dopo laltra, punte e mezze punte, tanto che era partito con Totti, Vucinic e Borriello ed ha chiuso con Simplicio, Baptista e Okaka (entrato al posto di Cicinho che era stato chiamato durgenza al posto di Taddei) più Borriello che ha le spalle larghe ma abbandonato al proprio destino di bomber solitario non segnava nemmeno lui.
E non segnava nessuno di tutti questi: Totti stava in campo per quarantacinque minuti, ma non riusciva, nel tempo concessogli, a fare quel gol che molto gli manca e che sarebbe il balsamo per lui e la sua Roma, mentre la sostituzione può anche far la parte dellolio bollente sulla ferita. Tuttavia la prendeva con filosofia, questa volta, forse perché il fatto non accadeva alla luce del sole ma nella penombra dello spogliatoio.
La prendeva malissimo Vucinic, che calciava tutto quello che gli capitava a tiro in zona panchina, che se avesse calciato con la stessa irruenza il pallone, almeno qualche volta, quando era in campo, le cose potevano anche andare diversamente.
Il problema è che troppo spesso la Roma appare confusa: in campo e fuori, negli uffici della società (forse la società non cè, ma gli uffici sì), in panchina e sul campo. Troppo spesso per essere la Roma che dovrebbe: la bella squadra che con questi giocatori, questo allenatore e questa dirigenza stava per sfilare lo scudetto da sotto il naso dellInter di Mourinho e quando glielaveva tolto se lè fatto scivolare via da sola. Questa è proprio unaltra Roma, e perché torni quella deve suonare una qualche sveglia. Perché con un punto a Parma si interromperà pure una serie negativa, si muoverà pure la famosa classifica, ma non può bastare.