IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Non si può prendere come punto di partenza, ma almeno la Roma interrompe lemorragia esterna, al sesto tentativo, dopo cinque sconfitte in trasferta, contando pure le coppe. In tempi di carestia cè solo da accontentarsi: a Parma, dopo quattro successi di fila nelle ultime quattro visite al Tardini, pareggia 0 a 0. Risultato che si può leggere in due modi: deludente perché i suoi attaccanti, cinque dei sette
La difesa che non prende gol, come alla prima giornata contro il Cesena, e non è più la peggiore della serie A, diventa notizia di primo piano; le punte che fanno cilecca, invece, non è buon segno. In una gara del genere, in cui comunque la Roma ha sempre in mano la partita, come conferma la superiorità in entrambi i tempi nel possesso palla, le individualità giallorosse, migliori di quelle del Parma, avrebbero dovuto fare la differenza. Quando manca il gioco, ormai ci abbiamo fatto labitudine, almeno i singoli hanno lobbligo di lasciare il segno.
Ranieri, in questo senso, ha poche responsabilità, mentre ancora una volta non convincono i suoi interventi, le sostituzioni: chiude la gara con un reparto offensivo con Borriello e Okaka davanti e Simplicio e Baptista sui lati. Totti, Borriello, Vucinic e più tardi anche Baptista e Okaka, insomma, sparano a salve. Anzi proprio non spaventano nessuno, in alcuni casi precipitosi e arruffoni, in altri egoisti. Il capitano non si accende e resta a digiuno pur essendo ora di pranzo, il montenegrino è svogliato e lex milanista non trova lispirazione pur avendo la possibilità di giocare tutto lincontro, privilegio riservato a chi, da quando veste giallorosso, ha il gol facile. E nemmeno il brasiliano e il ragazzino incidono, anche se Okaka fa un lunico tiretto che permette a Mirante di prendere una valutazione in una gara vissuta interamente da spettatore.
La Roma del Tardini è inedita. Ranieri la pensa in una maniera ma deve per forza presentarla in unaltra. Più offensiva, perché Perrotta resta a casa con il febbrone: ecco il tridente, mai visto dallinizio nelle precedenti undici gare, con Vucinic largo a sinistra nel 4-4-2. Ma la formula non piace al tecnico che nellintervallo lascia negli spogliatoi Totti, dentro Simplicio nel 4-2-3-1, e dopo sette minuti della ripresa fa uscire pure Vucinic, al suo posto Baptista. Nel riscaldamento, però, cede ancora il muscolo del polpaccio di Taddei. Il brasiliano, annunciato dallo speaker tra i titolari, finisce in tribuna. In campo, a destra, cè Cicinho. Fuori ruolo, ma anche lunico in grado di stare sulla fascia destra, insieme con Rosi, inizialmente escluso anche dai diciotto.
Come previsto Burdisso senior, dopo lo scontro di mercoledì con lallenatore, finisce in panchina: segnale al gruppo che anche il pupillo argentino, fortemente voluto in estate e strapagato al fotofinish, può essere accantonato. Tra laltro Mexes, il sostituto, gioca una fior di partita e nella ripresa è il miglior attaccante, con una girata spettacolare finita fuori, su corner di Pizarro, e unaltra conclusione che termina sopra la traversa, sempre su appoggio del cileno dalla bandierina.
Ranieri chiede alla difesa di accorciare il campo: è più alta e abbastanza attenta. Il Parma, con il suo 4-3-3, non crea pericoli, a parte un tiro da fuori di Marques che Lobont alza in angolo e una chance dello stesso spagnolo che spara in curva, nonostante sia solo davanti al portiere giallorosso su cross di Gobbi. Pizarro è infinito, per qualità e determinazione.
Ma è il carattere che spinge la Roma allassalto nella ripresa. Con il 4-2-3-1, Simplico trequartista, e a seguire con Baptista a sinistra al posto di Vucinic. Fuori anche Cicinho nel finale, per tornare con Okaka al 4-4-2. Entrano Crespo e Giovinco, ma in contropiede la Roma ha la palla da tre punti: Baptista, però, ignora Okaka e Borriello liberi, appoggiando a Simplicio che è in ritardo. I tifosi, delusi e stufi, fischiano: cè solo da capirli. Altri mille chilometri macinati per niente o quasi, quanto vale il primo punto esterno stagionale.