Roma non dimentica Paparelli

28/10/2010 alle 11:34.

IL ROMANISTA (M. IZZI) - Il 28 ottobre 1979 tre razzi a paracadute di tipo nautico partono dalla curva Sud, il terzo termina la sua corsa uccidendo Vincenzo Paparelli, titolare di un’officina meccanica di 33 anni che si preparava assieme alla famiglia a godersi due ore di svago seguendo il derby e la Lazio, la sua squadra del cuore. La moglie Vanda, pochi secondi dopo l’impatto assassino tenta con la forza della disperazione di estrarre il razzo dal volto del marito. L’ordigno ancora incandescente le ustiona le mani, ma per Vincenzo non c’è più niente da fare


non c’è più niente da fare. All’inizio della gara manca quasi un’ora, la Curva Nord si svuota rapidamente, in Sud, si capisce ben presto cosa è accaduto e la reazione è d’incredulità. I pochi tifosi rimasti in Nord urlano di dolore e rabbia, il capitano della Lazio, Pino Wilson è chiamato sotto la Curva per cercare di calmarli. Carlo , che quel giorno avrebbe disputato la sua prima stracittadina ricorda molto bene quei momenti: «Negli spogliatoi non ci accorgemmo di quello che stava succedendo all’esterno. Ci dissero soltanto che si erano verificati incidenti tra opposte tifoserie, ma che tutto era ritornato nella norma. Ma entrati sul campo ci trovammo in un ambiente surreale. La curva della Lazio completamente vuota e un’atmosfera di paura che aveva coinvolto tutto lo stadio. Non doveva essere giocata quella partita, la vita di una persona deve stare al di  sopra di tutto e tutti».


 

Quella “non partita”, invece verrà giocata, come tante, troppe volte sarebbe accaduto in futuro. Tutti, in realtà cercano di spiegarsi il perché di una tragedia gigantesca che privava un uomo nel fiore degli anni della vita e lasciava due orfani e una vedova a consumarsi nello strazio di un dolore senza fine. Si cerca di capire dunque e per capire si ricostruiscono i minuti precedenti a quella maledetta esplosione. La dinamica dei fatti, nelle ore e nei giorni seguenti, viene ricostruita al microscopio, documentata, certificata, divenendo storia. Ma nel dopo partita tutto è ancora avvolto nel caos. Il centro è preso d’assalto dai tifosi che sfollano dallo stadio. In Via del Corso si registrano degli scontri con lancio di sassi, sprangate, auto incendiate. La sede della Roma a Via del Circo Massimo è assaltata e se ne evita la devastazione solo grazie all’intervento delle forze di polizia. Quando la giornata termina, 20 feriti e 10 fermi completano un bilancio già straziante. La violenza, verbale e materiale che da più di un decennio dominava la società italiana aveva così, definitivamente cancellato la convinzione

di comodo che lo stadio fosse un’isola felice. A Roma ragazzi di diverso credo politico o passanti completamente estranei ad ogni schieramento morivano nelle strade, fuori dalle scuole, nei cortei... ed ora anche negli stadi.

 

Le radici profonde di quella violenza, non vennero analizzate con la sufficiente tempestività. Questa grave incapacità di contrastare ed estirpare il seme dell’odio e il suo linguaggio, venne pagato con la vita preziosa di tanti innocenti, Vincenzo Paparelli è uno di questi innocenti. Negli anni a venire tra le tante iniziative volte a preservare il ricordo di Vincenzo Paparelli, ci sembra giusto ricordare il bel libro “Cuore tifoso”, di Maurizio Martucci editato lo scorso anno e naturalmente la targa affissa il 28 ottobre del 2001 presso lo Stadio Olimpico dal Comune di Roma. Il testo della targa recita con grande semplicità ed efficacia: «A Vincenzo Paparelli. Al tuo fianco, nel passato, nel presente per non dimenticare. La à di Roma alla famiglia e al popolo bianco-celeste».