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CORSPORT (R. MAIDA) - Cè un simbolo nel disastro della Roma: John Arne Riise, il robot della squadra, si è fermato a Oslo. A quel maledetto contra sto in allenamento, in cui ha rischiato di spaccarsi la testa sbattendo contro un compagno di nazionale. Da quel giorno di inizio settembre Riise è uscito dallospedale, ha ripreso gli allenamenti, ha ricominciato a giocare a pallone ma senza mai sembrare se stesso.
SOSTITUITO - Era un esempio per tutti: personalità, fisico, serietà. Nella scorsa stagione era stato il giocatore più utilizzato della rosa, linsostituibile, limmarcescibile. Nemmeno era stato comprato un vice, tanta era la fiducia nelle sue qualità tecniche e atletiche. Adesso però che lalternativa Castellini esiste, è sparito il titolare. Ora Riise è tra quelli a cui si può rinun ciare. Come ieri. E probabile che nella sua testa, in tutti i sensi, ci sia ancora quella botta tremenda che gli aveva provocato una com mozione cerebrale. La sua ammis sione è questa: « Non ho giocato bene, non sto giocando bene. Pur troppo nel calcio è impossibile es sere sempre al cento per cento, pe rò è un dato di fatto: le cose non stanno andando come vorrei. Né io né la squadra stiamo rendendo secondo le nostre possibilità. Ne verremo fuori » .
TESTA ALTA - Questo non significa mollare, comunque: « Non ci penso proprio. Se così fosse, sarebbe inu tile andare in campo e giocare. Quando i risultati non arrivano, nonostante limpegno che tutta la squadra mette in ogni partita, bi sogna solo lavorare di più in alle namento per cercare di risolvere i problemi » . Ma quali sono i proble mi della Roma? « Cè poca atten zione, poca determinazione. Lan no scorso ci riusciva tutto, oggi sembra che non funzioni niente » . Resta un ottimismo di fondo, per Riise: « Assolutamente credo nelle possibilità di questa squadra. E un periodo difficile ma vedrete: tra due o tre partite tornerà la Ro ma che conosciamo tutti. Quella che pochissimi mesi fa è arrivata a un passo dallo scudetto. Non può essere finito tutto in così poco tem po » .
LALTRA FASCIA - Da sinistra a destra, da un lato allaltro della dife sa, Marco Cassetti dà una spiega zione diversa alla crisi: « La mia idea è che non riusciamo a dare continuità ai risultati. Vincendo qualche partita cresce lentusia smo e diventa tutto più facile. Que sto a noi non riesce, non diamo mai la svolta alla nostra stagione. Non riusciamo a vincere anche quando giochiamo una buona par tita. Non è questo il caso perché contro il Basilea non siamo anda ti affatto bene, abbiamo perso in casa e cè poco da essere conten ti. Però altre volte era successo di fare il nostro dovere e non essere premiati con i punti in classifica » . Dal punto di vista fisico la squa dra sembra in difficoltà ma Cas setti non è daccordo: « Sono con vinto che dipenda tutto dalla testa. Quando infileremo finalmente una serie positiva, anche le gambe gi reranno più rapidamente. Da que sto punto di vista non sono preoc cupato » . La chiusura è un messag gio alla gente, che ha perso la pa zienza: « Ai tifosi dico che siamo noi delusi per primi e che immagi niamo il loro sconforto. Loro vivo no per la Roma. Ma dobbiamo re stare uniti per uscire da questa si tuazione. Noi lo siamo, nello spo gliatoio, spero che anche il pubbli co ci stia vicino perché abbiamo bisogno dellapporto del pubblico » .