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IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Vincere col Basilea sarebbe il regalo più gradito. Mercoledì Claudio Ranieri spegnerà 59 candeline e i tre punti in Champions gli consentirebbero di festeggiare il compleanno con quella serenità che negli ultimi tempi gli è mancata. Nellattesa della partita con gli svizzeri, quella con il Genoa è stata un
Lha detto alla squadra, prima in gruppo, poi spiegandolo singolarmente ad alcuni, come fa sempre. In queste due settimane ha parlato spesso con i giocatori, ha spiegato i movimenti che vuole, si è soffermato sugli atteggiamenti giusti da tenere. In campo e fuori. E ha avuto da tutti le risposte che si attendeva. Ha usato il
bastone e la carota, si è mostrato duro quando serviva ma, al tempo stesso, si è anche aperto a consigli e suggerimenti. E ha ribadito a tutti, sia in pubblico che in privato: «Non sono né nervoso né stressato. Lo sono quando non lavoro, non adesso, che sono qui e mi emoziono». Già, le emozioni. Spesso il mister, con
quellaplomb così impeccabile, sembra impassibile in qualsiasi situazione. Una volta però, tanto tempo fa, un ragazzino disse: «Ranieri? Cè chi dice che se cade il mondo lui si sposta. Vero, per chi non lo conosce bene. Chi ha la fortuna di vederlo tutti i giorni, invece, sa che è un vulcano». Quel ragazzino si chiamava John
Terry e se oggi è uno dei difensori più forti al mondo lo deve proprio a Ranieri, il vulcano di ghiaccio, che, in una conferenza stampa, quando tutti davano la Roma per spacciata disse: «Non ascolto le chiacchiere, io voglio solo arrivare lassù». Era, esattamente, il 18 ottobre di un anno fa, come è finita lo sanno tutti.