Ranieri e l’Emilia, storie e luoghi di rilanci e crocevia

24/10/2010 alle 11:39.

IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Da trampolino di (ri)lancio a crocevia del suo futuro, ultima spiaggia o giù di lì. Parma nel destino, per Claudio Ranieri. Comunque andrà a finire, la partita odierna al “Tardini” svelerà molto del domani della Roma e, soprattutto, del suo attuale tecnico. Ranieri, parlando a viso apertissimo con i suoi giocatori dopo la vergognosa sconfitta con il Basi

Ranieri, parlando a viso apertissimo con i suoi giocatori dopo la vergognosa sconfitta con il Basilea, ha capito che la squadra nutre molte perplessità sul suo conto. In ballo ci sono sia la questione tattica che quella atletica, ad esempio. Ma non solo: la squadra - è bene precisarlo - non gioca contro Ranieri (nessuno, o quasi, nello spogliatoio caldeggia il suo esonero), ma al momento non lo segue più con la devozione e la fiducia di qualche mese fa.

Troppe cose non hanno convinto il gruppo, sia in campo che fuori. Lui, nonostante tutto, non ha assolutamente voglia di mollare baracca e burattini e in silenzio (imposto dalla società) sta cercando di recuperare punti e posizioni, non solo in classifica. Le indiscrezioni provenienti dai piani alti di Trigoria suggeriscono di non ipotizzare più di tanto una cacciata di Ranieri in caso di un’altra sconfitta (Rosella Sensi è ancora dalla sua parte e, oltre tutto, in giro non ci sono molti allenatori da Roma), ma il tecnico oggi deve dare un segnale importante, in ogni caso.

Il calcio, talvolta, gioca brutti scherzi. Nemico in terra amica, Ranieri. Con l’obbligo di metter da parte ricordi e sentimenti e salvare la pelle. Invocato come salvatore della patria dal presidente Tommaso Ghirardi, il tecnico testaccino arrivò qui a Parma il 12 febbraio del 2007 dopo che Stefano Pioli era stato esonerato per la sconfitta (3-0) rimediata in casa della Roma. Il Parma se ne stava tristemente al penultimo posto della classifica, con appena quindici punti.

Ranieri era fermo da due anni, cioè dal giorno del divorzio con il Valencia e aspettava un’opportunità, una qualsiasi opportunità, per tornare in campo: aveva una voglia matta di lavorare in Italia dove non allenava da dieci anni,quando alla guida della era arrivato al nono posto.

Dopo Firenze, otto stagioni all’estero: a Valencia per due anni, poi un campionato ancora nella Liga all’Atletico Madrid e quattro con il Chelsea, prima di tornare a Valencia nell’estate del 2004. In Spagna e in Inghilterra aveva raccolto critiche positive e tanti elogi, costruendosi via via la fama di allenatore affidabile in campo e equilibrato fuori a suon di risultati di prestigio. Ad esempio, con il Valencia era riuscito a conquistare una Coppa del Re e una Supercoppa europea, mentre con il Chelsea - prima di essere sostituito da Josè Mourinho - aveva centrato una storica qualificazione alla semifinale di Quasi incredibile, perciò, che uno come Ranieri fosse costretto a fare il disoccupato. Così, prima di esser convocato da Ghirardi, Claudio aveva lavorato in televisione come opinionista di Sky, aveva continuato ad aggiornarsi ma non si sentiva un uomo (e un professionista) sereno, appagato. Ecco perché per dire sì a Ghirardi, Ranieri ci mise appena un paio di secondi.

E a Parma si è riproposto in grande stile, firmando un autentico capolavoro. Ventisette punti in quindici partite per capovolgere un destino che sembrava già segnato. Numeri da applausi a scena aperta: sette vittorie, sei pareggi e tre sconfitte. Una salvezza premiata con la chiamata della . Un’avventura finita male, ma preludio della materializzazione del suo sogno: il ritorno a Roma, a casa. Ma oggi gli servono tre punti, per non essere sfrattato.Parma, se è davvero amica, capirà.