IL ROMANISTA (F. BOVAIO) - Cera una volta la Roma che segnava gol a raffica al termine di manovre avvolgenti e rapide che lavevano elevata al rango di squadra bella e ammirata da tutti. Cè oggi una Roma che, oltre a prendere molte, troppe, reti, ne segna anche col contagocce, nonostante abbia attaccanti dal nobile pedigree come Totti (192 gol in A), Adriano (77), Vucinic (66) e Borriello (48), ai quali si aggiungono il sempre più enigmatico Baptista e il giovane Okaka, che in quanto a voglia e impegno meriterebbe più considerazione.
Intanto, prendiamo atto del fatto che un inizio così negativo della Roma sotto porta (11 gol segnati in 12 gare ufficiali tra campionato e coppe con una media di 0.9 reti a partita) non si verificava dalla stagione 1993-94, la prima con Mazzone in panchina, quella delle 14 partite senza vittoria. Anche allora i giallorossi segnarono appena 11 gol nelle prime 12 gare ufficiali: 9 allOlimpico e 2 in trasferta (1 a Padova in Coppa Italia e 1 a Genova in campionato contro la Sampdoria). Degli attaccanti in organico ne fecero 4 Balbo, 1 Rizzitelli e 1 Muzzi. Dal 1990 ad oggi, in fase realizzativa, la Roma aveva fatto peggio solo nella stagione 1991-92 con Ottavio Bianchi, che nelle prime 12 gare ufficiali vide andare in gol la sua squadra solo 10 volte, con una media di 0.83 reti a partita. Quelle poche marcature, comprese le autoreti del cagliaritano Herrera e del russo Fokin, vennero suddivise nelle 5 in campionato (che fruttarono 3 vittorie), 3 in Coppa Italia contro la Lucchese e 2 in Coppa delle Coppe (quelle del 2-1 a Mosca contro il Cska). Gli attaccanti ne fecero la metà: 3 Rizzitelli e 2 Muzzi.




