Paura di vincere

25/10/2010 alle 10:00.

IL ROMANISTA (S. ROMITA) - Non mi intendo troppo di bicchieri mezzi vuoti o mezzi pieni. Infatti mi verso sempre il liquido fino all’orlo che si tratti di acqua, di vino, o come in questa occasione, di tisana calmante. E’ probabilmente un difetto. Ma non amo tanto le mezze misure. Se devo essere contento d’aver pareggiato con l’ultima in classifica, sia pur fuori casa, senza aver fatto un tiro in porta che sia uno, non ci sto. Non mi appartiene come tifoso, come uomo, nè tanto meno come persona informata dei fatti

 

Come spiegare altrimenti lo scendere in campo con il tridente, se così vogliamo chiamare Vucinic, e Borriello insieme, e far macchina indietro dopo metà gara? Togliere per me non ha mai senso. Ma levarlo nell’intervallo, e dopo 7 minuti della ripresa chiamare in panchina anche Vucinic è incomprensibile. Se si fa una cosa non si fa l’altra. Lasciare Borriello solo, con le sue espressioni sgomente ben riprese dalle telecamere, è per me una dichiarazione di resa. Gettare nella mischia tutti da Baptista a Simplicio a Okaka equivale a dire «non so più che fare». Io la vedo così. L’ho vista così. E, credo correttamente, la espongo per come mi è arrivata. E l’avrei pensata allo stesso modo anche se Baptista avesse visto e servito Okaka alla sua sinistra solo in area. E il mio omonimo l’avesse messa dentro con un perfetto rasoterra all’angolo opposto. Posso vivere d’episodi contro l’Inter e osannarvi se in tuffo la Roma si appropria del risultato. Non potete chiedermi di farlo per tutta una stagione. Non potete farmi ritornare a vivere solo di derby (che tra l’altro è alle porte) e di un paio di partite l’anno. Forza Claudio, fidati di più. O la va o la spacca!