Mirko e John, bravi. Ma adesso rifatelo con la Roma

10/10/2010 alle 09:57.

IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - Stesso angolino, quasi stessa posizione di calcio, ma una potenza diversa. John Arne Riise ha ricominciato da dove si era fermato in fatto di reti segnate. Da quella con l’Inter, che aveva dato l’illusione di poter portare a casa la Supercoppa. Non è stato così e a San Siro arrivò la prima sconfitta di un orribile inizio di stagione. Sul quale John ha poche colpe, perché è stato fuori a lungo a causa del tremendo colpo alla testa subito in allenamento con la nazionale lo scorso 7 settembre. Sì, c’era già stato il deludente pareggio contro il Cesena, ma la vera crisi giallorossa è cominciata dopo

colpo alla testa subito in allenamento con la nazionale lo scorso 7 settembre. Sì, c’era già stato il deludente pareggio contro il Cesena, ma la vera crisi giallorossa è cominciata dopo. Il gol di ieri sembra quasi un segno, un cerchio che si chiude. Ora si può voltare pagina anche in campionato. Una gran bella rete quella di Thunderbolt venerdì a Cipro: la consueta cavalcata sulla sinistra ad attaccare gli spazi lasciati liberi dalla difesa avversaria e poi il sinistro potente e preciso per il vantaggio. Per mettersi definitivamente alle spalle la commozione cerebrale, il caschetto (che già dalla partita contro il non ha voluto più utilizzare) e magari qualche paura latente. Una rete arrivata dopo soli 2 minuti di gioco, un colpo a freddo che ha indirizzato la partita nel binario a lui preferito. Anche se la Norvegia ha poi dovuto lottare fino alla fine per portare a casa la vittoria. La terza consecutiva, che permette agli scandinavi di essere primi a punteggio pieno in un girone per il momento dominato con 5 lunghezze di vantaggio sul Portogallo. Riise è felice, eppure la sua fame di perfezione gli fa volere ancora di più: «Il 2-1 a Cipro è stato veramente un buon risultato - ha detto dopo il termine della partita sul suo blog -. Siamo molto contenti, negli spogliatoi tutta la squadra lo era. E’ stato meraviglioso vedere il mio tiro in rete all’inizio del match. Il gol ci ha dato la tranquillità di cui avevamo bisogno. E il gol di Carew (altro romanista, seppure solo ex, ndr) è stato un gioiello. Durante la cena, dopo la partita, abbiamo saputo che il Portogallo aveva battuto la Danimarca. Questo non toglie che siamo partiti bene nelle qualificazioni. Ma il fatto che noi non abbiamo vinto così facilmente la partita non è una buona cosa. Nel secondo tempo abbiamo sofferto. Dobbiamo ringraziare Knudsen e una buona prestazione della difesa nel suo complesso se siamo riusciti a vincere. Non deve accadere di nuovo. Dovremo analizzare bene questo aspetto prima della prossima partita». Ovvero prima del 26 marzo, quando a Oslo arriverà la Danimarca. Prima di allora, infatti, la Norvegia non avrà altre gare di qualificazione. Nel turno di martedì Riise e compagni riposeranno. Significa che Ranieri lo potrà riavere a disposizione con qualche giorno di anticipo? Purtroppo no, perché martedì c’è l’amichevole contro la Croazia. E, conoscendo Thunderbolt, c’è da giurare che si impegnerà come se fosse la finale del Mondiale. Poco male, perché lui è uno che sembra non sentire la stanchezza. Anzi, qualche partita in più potrebbe servirgli per ritrovare prima il ritmo migliore, la lucidità. Quella che gli era mancata al San Paolo dove aveva mandato alle stelle un pallone che di solito scaraventa in rete con furibonda violenza. Poteva essere il gol che cambiava quella partita. Non è stato così, ma venerdì John ha ritrovato la rete che gli mancava dalla Supercoppa. Il cerchio si è chiuso, il sorriso è tornato. Ora comincia la rincorsa.

«La fortuna aiuta gli audaci». Così Mirko Vucinic ha commentato la sofferta vittoria del suo Montenegro contro la Svizzera. Si riferiva alle occasioni da rete sfiorate dagli elvetici e forse anche un po’ al suo gol messo a segno con il piede meno buono. Ma su questo Mirko si sbaglia, la fortuna c’entra poco nella meraviglia che si è inventato a Podgorica. Quella è classe pura. Che tutti gli riconoscono ma che negli ultimi tempi, soprattutto in giallorosso, ha faticato a venire fuori. Al minuto 67 della partita contro la Svizzera, però, è esplosa in tutta la sua grandezza: piena area di rigore, spalle alla porta, Mirko ferma la palla sotto la pianta del piede e cerca il compagno più vicino. Lo trova, ma non gliela passa con un tocco che avrebbe fatto capire agli avversari le sue intenzioni. No, il genio fa qualcosa di più, la sfera la accompagna proprio con la suola dello scarpino così che il passaggio diventi un movimento unico con lo scatto, per andare a chiedere la chiusura del triangolo. La palla gli arriva e lui anticipa l’uscita del con un tocco sotto a trovare un angolo impossibile tra il primo palo e un pezzetto di rete sul lato opposto. Semplicemente perfetto. Poi scoppia la sua gioia rabbiosa con

qualche passo di corsa e lo "striptease" che ha già fatto il giro del mondo attraverso internet: via i pantaloncini per rimanere in mutande accerchiato dai compagni di squadra.
Un gesto bizzarro, ma non unico. Lo aveva già fatto Mirko, ma con la maglia della Roma. Era il 14 dicembre del 2008, in panchina c’era ancora Spalletti e i giallorossi si stavano risollevando dopo una partenza disastrosa in campionato. Al novantesimo della partita contro il Cagliari il risultato era ancora fermo sul 2-2 e Vucinic aveva sbagliato tanto. Quasi tutto. Poi però era arrivata quella palla sporca in area, e lui l’aveva buttata dentro di prepotenza correndo sotto la Sud togliendosi prima la maglia, poi i pantaloncini, poi facendo il gesto del “tagliagole” che lo aveva reso famoso a Lecce. Anche allora si trattò di una gioia rabbiosa, che l’attaccante montenegrino spiegò così: «Ho sbagliato troppo, quel gol è stata una liberazione. Volevo strapparmi tutto. Ho esultato così perché ho giocato da schifo, questo gol lo ricorderò per sempre». E se lo è ricordato ieri a Podgorica facendo impazzire di gioia un intero Paese, che ora sogna dall’alto dei nove punti in classifica. «Il gol non era facile – ha commentato Mirko a fine partita -, ho ricevuto un bel pallone e ho provato col sinistro che è il mio piede più debole. E’ andata bene. La fortuna aiuta chi ha coraggio». E lui l’ha avuto, ma non vuole essere considerato come l’unico eroe: «Non ho vinto solo io, abbiamo vinto tutti, compresi gli spettatori presenti». Un supporto fondamentale che il Montenegro non avrà nella partita della storia. Quella di martedì contro l’Inghilterra di Fabio Capello, per provare a ipotecare

il girone ora condotto con 3 punti di vantaggio proprio su Lampard e compagni. Ancora per oggi Vucinic si potrà godere la vittoria. Poi basta. Perché per lui e per la sua nazionale domani, con la partenza per Londra, inizierà l’operazione Wembley. Il palcoscenico ideale per lui, l’uomo delle partite importanti, dei gol pesanti.

Una rete nel tempio del calcio gli darebbe una carica enorme anche per il ritorno a Roma. Per riprendersi un posto da titolare e, soprattutto, per segnare con continuità. Come ha fatto con l’Inter due settimane fa,

come col Cagliari nel 2008, come col Montenegro. I romanisti se lo aspettano, con o senza spogliarello.