IL ROMANISTA (D. GALLI) - «Glielo dico sempre. Quando sei lì davanti, tira! Invece, lui spesso preferisce crossare, mettendo in mezzo per le punte. Io vado spesso alla conclusione». Già. Valli a capire i fratelli minori. Eppure, Paolo dovrebbe ascoltare Francesco. Perché è il figlio più grande della famiglia Castellini. E poi pure perché anche Francesco fa il calciatore. «Ho 39 anni ma gioco ancora. Certo, non ho avuto la stessa fortuna di Paolo. Ma mi diverto ancora, sa?».
Parma, dove Paolo ha giocato per quattro anni, è così vicina. Andrà a vederlo al Tardini?
Penso di no, purtroppo. Ho degli impegni che non posso disattendere.
Peccato.
Mi accontento di saperlo con la maglia della Roma. Adesso sì che ha compiuto il grande salto di qualità. Per me, lorganico giallorosso vale quelli di Milan e Juve.
Paolo potrebbe giocare titolare.
Sta a lui farsi trovare pronto quando Ranieri lo chiama. Ma il discorso vale per tutti, anche per chi titolare lo è sempre.
Magari, suo fratello avrebbe fatto unaltra carriera se non si fosse infortunato a Siviglia.
Già. In Spagna è stato sfortunato. Si è fatto male quasi subito.
Come si trova a Roma?
Penso bene. La distanza non ci consente di vederci con frequenza. Ci sentiamo al telefono. Ma a Roma può essere solo felice. È una società ambiziosa.
Quando ha saputo della positiva conclusione della trattativa?
A giochi fatti. Negli anni passati, troppo volte ci erano giunte delle voci su dei trasferimenti che poi non si sono mai realizzati. Spesso sembrava che mancasse solo la firma. E invece...
Qual è la dote migliore di Paolo?
La disponibilità. Si sa sacrificare, per sé e per la squadra.
Da Travagliato, cosa ne pensa della crisi della Roma?
Le sta girando tutto storto, ma ne uscirà lavorando sodo. A mio fratello è già successo di doversi rimboccare le maniche. Darà tutto per la Roma. Ne sono sicuro.