Fermò l’Inter, ci fece vincere. Marco a Genova era già nostro

12/10/2010 alle 10:01.

IL ROMANISTA (F. BOVAIO) - Genova per lui è stata l’inizio di una nuova vita, anche se da quelle parti ci era già stato per sei mesi alla fine del 2005, ma con la maglia della Samp. E non aveva certo entusiasmato: 2 soli gol in 11 partite che spesso erano state poco più che apparizioni lo avevano declassato al ruolo di comparsa, tanto che a gennaio 2006 era stato mandato al Treviso. Così quando Preziosi lo portò al Genoa in molti storsero la bocca, anche tra i tifosi rossoblù. «Ma che ci facciamo di questo Borriello che ha già deluso con loro?»

 

A quel gol di Udine se ne aggiunsero tanti altri da cineteca, come quello in spaccata sul campo del Torino nel giorno della sua centesima presenza in serie A (2-12-2007) e soprattutto quello in rovesciata alla Carlo Parola all’85’ nell’1-1 casalingo con l’Inter. Una rete sotto la gradinata nord che alla Roma servì a lenire la sconfitta nel derby con la Lazio evitando che l’Inter allungasse in classifica. In quel mercoledì 19 marzo 2008, infatti, le due squadre correvano per lo scudetto e la Roma cercava di mantenere l’Inter a portata di tiro. Sabato 5 aprile, poi, il venne all’Olimpico, dove Borriello aveva già fatto piangere la Lazio il 13 gennaio nel giorno

della sua prima doppietta in rossoblù nella porta sotto alla Sud e tutti temevano che potesse ripetersi. La vigilia fu animata da voci di mercato che lo volevano vicino alla Roma e quando al 79 provocò il rigore del 3-2 per i giallorossi (segnato da ) con un’entrata scomposta su Taddei in molti, in Liguria, storsero il naso.
All' uscita dal campo, poi, si mise una maglia della Roma alla rovescia dopo aver scambiato la sua con un giallorosso e il suo destino sembrava segnato, ma non fu così, perché Borriello continuò a fare gol per il fino alla fine del torneo (che chiuse al terzo posto nella classifica marcatori con 19 reti in 35 partite) e poi tornò al Milan. Da allora Genova, per lui, è sempre un bellissimo ricordo, così come quelle standing ovation della gradinata nord che non dimenticherà più.