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CORSPORT (A. FANì) - A tempo di record, è iniziato lo scaricabarile tra rappresentanti del Governo italiano e serbo. Perché da Belgrado non sono mancate accuse alla disorganizzazione - secondo lesecutivo del presidente Tadic - dellapparato di sicurezza italiano.
AMBASCIATORE -La denuncia più chiara è arrivata nel pomeriggio da Sanda Raskovic- Ilic, ambasciatore serbo in Italia, che ha smentito la tesi italiana secondo cui i tifosi pericolosi non erano stati segnalati alle frontiere. Intervistata dalla Rai, la Raskovic- Ilic ha sostenuto che «questa gente che si è resa protagonista degli incidenti a Genova era già stata segnalata dalla polizia serba alle autorità italiane nei giorni scorsi». Lambasciatore ha aggiunto che la polizia sarebbe stata al corrente dei dettagli riguardanti spostamenti e strategie dei teppisti che martedì hanno seminato il panico in zona Marassi: «La polizia serba aveva avvertito i colleghi italiani sia riguardo la rotta del viaggio sia riguardo probabili intenti criminali. Ma i responsabili della sicurezza a Belgrado- ha ribadito lambasciatore a Rai 2 -mi hanno assicurato che queste informazioni sono partite per nostra iniziativa, senza che le autorità italiane si fossero preoccupate o interessate». A rincarare la dose, direttamente da Belgrado, è arrivato lintervento del ministro dellInterno e vice Primo Ministro serbo, Ivica Dacic, che ha accusato la polizia italiana di aver usato metodi troppo leggeri nei confronti dei teppisti. «A Belgrado - ha sottolineato Dacic -non avremmo mai permesso lingresso in uno stadio a tifosi in possesso di oggetti di ogni genere». Sullo stesso chiodo ha battuto il viceministro dello Sport, Drgana Tanasov, che si è domandato «come sia stato possibile che gli hooligans abbiano potuto portare dentro lo stadio un vero e proprio armamentario pirotecnico» . Da Belgrado, insomma, dito puntato sullItalia, sebbene in Serbia non abbiano in effetti ancora risolto i continui problemi causati dal tifo violento che a ogni stagione provoca morti e feriti.
DIFESA ARMATA -Un ringraziamento è arrivato dal ministro degli Esteri, vuk Yeremic, che ha assicurato alla comunità internazionale che «adotteremo misure radicali nei confronti dei criminali che hanno provocato gli incidenti» , mentre il presidente della Federcalcio serba, Tomislav Karadzic, ha raccontato di come in alcuni frangenti «la polizia italiana ci ha difesi con le pistole dai violenti. Noi eravamo pronti a giocare ma non abbiamo potuto farlo. Sono convinto che i veri organizzatori di questa vergognosa azione sono a Belgrado» .
DISPERATI -Una voce di conciliazione si è alzata solo da Trieste, dove ha sede la maggiore comunità serbo- ortodossa in Italia. «Siamo qui da oltre tre secoli- ha raccontato Bogoljub Stojicevic, capo della comunità -perfettamente integrati ma ora siamo disperati perché quanto successo a Genova è bruttissimo per la Serbia e per tutta lEuropa» .