Vucinic: «Finalmente mi sono sbloccato»

05/09/2010 alle 11:04.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - CINQUE giorni fa si è aperto il mese più importante per Mirko Vucinic. Tra meno di trenta giorni, il primo ottobre, festeggerà 27 anni e il regalo più atteso potrebbe farglielo la sua compagna, Stefania, che proprio in quei giorni partorirà (salvo sorprese) il loro primogenito, Alexander. Mirko vuole arrivare all’appuntamento più bello della sua vita al massimo della condizione e sa che per godersi a pieno ogni attimo ha anche bisogno di ritrovare la tranquillità in campo. Il gol di venerdì sera, messo a segno con la sua Nazionale contro il Galles, è sicuramente un’iniezione di fiducia: «Sono felice - ha confidato al fischio finale - perché per noi era molto importante vincere. Il gol? Ovviamente sono



Parole importanti, quelle di Vucinic, che sicuramente faranno piacere anche a Claudio Ranieri. L’allenatore

fin dal primo giorno che ha messo piede a Trigoria ha dimostrato di puntare tantissimo su di lui, che la scorsa stagione ha ripagato ampiamente la fiducia, con gol decisivi e giocate di altissimo livello, necessarie per spingere la Roma a giocarsi lo scudetto all’ultima giornata. Quest’anno la ripresa è cominciata  nel peggiore dei modi, con la disastrosa gara del Meazza in Supercoppa e l’altrettanto negativa partita all’Olimpico

contro il Cesena. Con l’arrivo di Borriello, poi, la concorrenza in attacco è aumentata e questo potrebbe

essere un ulteriore stimolo per il capitano del Montenegro. 

Le indicazioni arrivate da Podgorica, come detto, sono positive, a cominciare dal gol decisivo messo realizzato

in stile Vucinic: fuga di potenza sulla sinistra lasciando tre uomini sul posto, ingresso in aria e bolide sul primo palo. Una rete che «ci voleva» tanto che l’esultanza è stata di quelle da grandi occasioni, con un malcapitato steward travolto nella gioia. Martedì Mirko tornerà in campo contro la Bulgaria, poi volerà direttamente a Roma per mettersi a disposizione di Ranieri in vista della trasferta di Cagliari.



A gennaio, sotto al diluvio del Sant’Elia, ci fu una scena bellissima: era il giorno della Befana, in tribuna un

bambino col papà, sciarpa della Roma e cappellino in testa, lo chiamò per tutta la partita, ma Vucinic era troppo impegnato a giocare. Al novantesimo, nonostante l’amarezza per il pareggio in extremis, Mirko stava scendendo le scalette per gli spogliatoi quando si è ricordato, all’improvviso, del bambino che l’aveva chiamato. Tornò indietro e gli mandò un bacio. Lo stesso bacio che si appresta, tra poche settimane, a dare al suo piccolo Alexander. Le dediche dopo i gol sono già pronte: adesso che si è «sbloccato» Mirko non vuole più fermarsi.