
IL TEMPO - Si riparte! O almeno la Roma ci prova come se quanto successo in questo avvio di stagione non fosse mai accaduto. È il diktat di un gruppo che ha capito come la situazione rischiasse di precipitare ben oltre le spaccature, per certi versi normali, all'interno di uno spogliatoio. Lì, qualcuno insoddisfatto, infelice, convinto di essere trascurato, ci sarà sempre. Ma se a mettere il broncio è il capitano della squadra, che è la Roma, a Roma
Quindi la sua versione dei fatti. «Negli ultimi giorni si è parlato molto e scritto di tutto. A questo punto, per evitare ulteriori interpretazioni devianti rispetto a quella che è la realtà, credo sia doverosa una precisazione: ero con alcuni tifosi lontano dalla zona riservata alla stampa e in quel momento ho semplicemente risposto ad un'affermazione sull'incontro, in modo tipicamente romano, che come i romani sanno è espressivo e colorito. Inoltre chi mi conosce sa bene che quando perso le partite sono il primo ad essere dispiaciuto, prima tifoso e poi come calciatore. Vorrei vedere la mia squadra giocare sempre a viso aperto contro tutti per onorare il nome e la grandezza di questa città che rappresentiamo». Ecco spiegato quel «catenaccio» che non poteva non avere un tono dispreggiativo. «Il dialogo di un calciatore con il proprio allenatore è quotidianità e ancor più se sei il capitano - chiude Totti - ma con Ranieri si va anche al di là di un semplice confrontarsi, è un rapporto decisamente stretto e vero quello che si è creato: il nostro è un Dna di romani e romanisti, un filo conduttore che lega chi parla la stessa lingua, si capisce al volo. Teniamo a questi colori, a questa maglia, ai nostri tifosi». Serviva un segnale di Totti per tornare a correre tutti insieme? Beh, è arrivato e adesso la Roma deve «solo» tornare a fare la Roma.