
IL ROMANISTA (D. GALLI) - Totti e Ranieri sono figli di un identico sentimento. Sono figli di Roma. Frequentano la stessa aria, le stesse trattorie, le stesse strade, gli stessi colori, la stessa curva e identica è la lingua che parlano. Quella del calcio. Sono romani, e questo vuol dire - sottolineatura per i non romani - che quando si mandano a quel paese non si mandano a quel paese per davvero. Dal Verbo secondo Totti (frasi apparse sul suo s
mandano a quel paese non si mandano a quel paese per davvero. Dal Verbo secondo Totti (frasi apparse
sul suo sito: e questo dimostra come non ci sia silenzio stampa, ma solo un consiglio della società
a non alzare i toni): «Con Ranieri si va anche al di là di un semplice confrontarsi, è un rapporto
decisamente stretto e vero quello che si è creato: il nostro è un Dna di romani e romanisti, un filo conduttore
che lega chi parla la stessa lingua, si capisce al volo e non ha bisogno di troppi preamboli».
Accade tutto in pochi secondi. Lobbrobrio di Monaco non si cancella al triplice fischio dellantipatico
Lannoy, i pensieri del Capitano vagano altrove, la mente ha bisogno di urlare la rabbia, anzi: lincazzatura, di chi - vabbè - è certamente Storia e Bandiera. Ma è pure un essere umano romano e romanista. Ecco perché succede quello che racconta Totti sul proprio blog. «Questo messaggio è indirizzato a tutti i tifosi della Roma, quelli veri che come me e il Mister amano la maglia giallorossa incondizionatamente. Negli ultimi giorni si è parlato molto e scritto di tutto. A questo punto, per evitare ulteriori interpretazioni devianti rispetto a quella che è la realtà, credo sia doverosa una precisazione relativamente a tutto ciò che è stato scritto, titolando o meno i giornali: ero con alcuni tifosi per delle foto lontano dalla zona riservata alla stampa e in quel momento ho semplicemente risposto ad unaffermazione sullincontro in modo tipicamente romano, che come i romani sanno è espressivo e colorito».
Francesco tifa per la Roma. Questo piccolissimo dettaglio spesso tende a sfuggire. Totti deve ricordarlo:
«Inoltre, chi mi conosce sa bene che quando perdo le partite sono il primo ad essere dispiaciuto,
prima come tifoso e poi calciatore. Vorrei vedere la mia squadra giocare sempre a viso aperto contro tutti per onorare il nome e la grandezza di questa città che rappresentiamo. Il dialogo di un calciatore con il proprio allenatore - prosegue Totti - è quotidianità e ancor più se sei il capitano della squadra: questo sempre, indipendentemente dagli andamenti e dai risultati. È una comunicazione giornaliera e costante. Ma con Ranieri si va anche al di là di un semplice confrontarsi, è un rapporto decisamente stretto e vero quello che
si è creato: il nostro è un Dna di romani e romanisti, un filo conduttore che lega chi parla la stessa
lingua, si capisce al volo e non ha bisogno di troppi preamboli».
Poi Francesco passa dal singolare al plurale. Maiestatis? No, romanistatis. «Teniamo a questi colori, a questa maglia, ai nostri tifosi: siamo noi i primi sostenitori e come tali ci comportiamo». Teniamo, siamo, ci comportiamo. Plurale: lui e Ranieri. Romani e romanisti, ricordate? Ed è un bene che Totti e Ranieri si parlino, si confrontino e magari si incazzino. Mesi fa, in conferenza stampa, Ranieri disse che spesso anche dagli articoli dei giornali potevano venire degli spunti. Per far crescere la Roma. Se posso venire dalla stampa, figuratevi da Totti (oh, Totti!). Ieri, la Roma ha lavorato e scherzato. Tutta. Conti ha tentato di parare una bordata di Adriano, Ranieri ha appoggiato un cinesino sulla testa di Menez, Totti sorrideva, Perrotta ha festeggiato le sue prime 33 primavere. Un clima ideale per ricominciare. Unatmosfera rilassata che potrebbe essere ulteriormente migliorata dai rinnovi contrattuali. A partire da quello di Ranieri, per il quale - come ha detto la presidente - «basterà una stretta di mano», a quello Mexes. Passando per quello di De Rossi.