Roma scippata dall’arbitro

23/09/2010 alle 10:10.

CORSPORT (A. MAGLIE) - Nicchi dice che se si lamentano tutti vuol di­re che va tutto bene. Nicchi ha evidentemente frequenta­to un corso per struzzi per­ché ieri sera a Brescia il si­gnor Russo di Nola ha dimo­strato di poter fare tutti i me­stieri del mondo tranne quel­lo dell’arbitro. La Roma ha mille problemi ma lui, l’inef­fabile nolano, ne ha caricati sulle spalle di Ranieri altri mille prima negando una lunga serie di rigori alla Ro­ma e in particolare a Borriel­lo e poi concedendone uno al Brescia che non c’era.

Una partita così profonda­mente segnata dall’inettitu­dine del direttore di gara non può essere evidentemente analizzata da un punto di vi­sta tecnico. La Roma sicura­mente non è in un particola­re stato di forma, è lenta, svi­luppa la manovra in maniera troppo compassata e fatica a liberare l’uomo davanti alla porta. Ma ieri ha giocato sempre nella metà campo avversaria e se Russo avesse fatto il suo lavoro in maniera almeno passabile al gol ci sa­rebbe arrivata con uno dei numerosi rigori che non le sono stati fischiati.

Certo, la solita disattenzio­ne difensiva ha obbligato la Roma a remare controcor­rente. Perché un gol come quello subìto al 12' del primo tempo è la quintessenza di una fase difensiva sbagliata. Certo, Caracciolo fa un’otti­ma cosa ma Cassetti si fa su­perare con eccessiva facilità; Hetemaj calcia bene al cen­tro dell’area ma nessuno si preoccupa di marcarlo. Il fat­to è che ogni pallone che su­pera la linea di metà campo, si trasforma per la Roma in un pericolo. Poi ci sono i limi­ti, le ingenuità e gli errori ar­bitrali. La scarsa freddezza di Rosi ha obbligato Ranieri a sprecare il primo cambio per evitare alla squadra di fare la stessa fine di Cagliari quando dopo una ventina di minuti si ritrovò in inferiori­tà numerica. Una situazione che, comunque, si è verifica­ta nella ripresa quando Me­xes si è lanciato sul pallone per evitare che Eder potesse appropriarsene ed arrivare solo davanti a Julio Sergio. Il francese interveniva fuori area, toccava la palla, Eder saltava e ricadendo toccava la gamba di Mexes. Russo vedeva un altro film: rigore (trasformato da Caracciolo) ed espulsione.

Lì la partita della Roma è finita. In compenso sono con­tinuati gli errori dell’arbitro che non vedeva un tocco di braccio nell’area del Brescia: evidentemente il Nolano non voleva guastare la sua media con una scelta azzeccata. Ci piacerebbe sentire sul tema anche il presidente federale, Giancarlo Abete, che con so­lerzia ha «condannato» senza appello il Lecce per la vicen­da Colucci: cosa dirà adesso di Eder? E cosa dirà di que­sto signore che dovrebbe es­sere invitato, per il bene del calcio italiano, a farsi da par­te?

E dei due collaboratori, Romagnoli e, in particolare, Ayroldi che avrebbe dovuto segnalare la «pulizia» dell’in­tervento di Mexes? Va tutto bene, Nicchi? Complimenti a tutti voi. Il Brescia ha fatto il suo, senza infamia e senza lo­di particolari. Oggettivamen­te non meritava la vittoria e il gol di Borriello (il migliore della Roma) ha dato alla sconfitta dimensioni più vici­ne alla realtà. Più vicine ma comunque lontane da un concetto di giustizia che nel calcio è sempre inafferrabi­le. Soprattutto se viene a mancare colui che alla giu­stizia dovrebbe sovrintende­re con la sua equanimità, cioè l’arbitro. La Roma ha lottato sino alla fine. Così co­me la coda di paglia del si­gnor Russo è emersa chiara­mente proprio nei minuti fi­nali quando Julio Sergio per un’uscita a valanga e fallosa su Konè è stato solo ammoni­to e non espulso. Ma, eviden­temente, l’arbitro ha deciso che quella era l’ora della compensazione. Inutile e umiliante. Restano alla fine, solo le lacrime di Julio Ser­gio: lacrime di rabbia e di do­lore per una caviglia sfonda­ta in quel contatto con Konè.