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IL ROMANISTA (C. FOTIA) - Sarò pazzo e mi impegno pubblicamente a riconoscerlo se la mia previsione si rivelerà errata, ma io penso che il momento più brutto sia passato e che la Roma dimostrerà già domenica contro il Bologna che possiamo continuare a sognare. Capisco che una simile affermazione, fatta mentre ancora brucia la ferita di Monaco sulla quale il capitano ha sparso il sale delle sue parole, possa apparire azzardata o, appunto, folle.
Del resto, se non coltivassi un pizzico di follia non potrei fare il direttore di questo giornale. Intendiamoci, i problemi li vedo tutti e ve li raccontiamo senza veli, perché se non ve li raccontassimo non saremmo la voce del popolo giallorosso, lespressione della sua anima, non saremmo insomma fatti della stessa materia-sogni, rabbie, illusioni, insomma, quella passione allo stato puro di cui parlava ieri su Il Romanista il grande chef Antonello Colonna (non perdetevi la sua rubrica che inzia domenica prossima).
I problemi, dunque. Ha fatto benissimo Francesco Totti a dire quel che pensa (a proposito, non è stato imposto dalla società alcun silenzio stampa, è stato solo chiesto che la squadra non si trasformi in un teatrino di dichiarazione e smentite, ma resti concentrata per fare bene in campo) che poi è quel che pensa chiunque abbia visto la partita di mercoledì. Il problema non è la sostituzione di Totti, ma il fatto che la squadra abbia giocato con un modulo troppo rinunciatario, "catenacciaro", appunto. Non che non avesse fatto bene Ranieri a schierare una squadra prudente e ben coperta, ma è stato sbagliato non cambiare quando si era capito che, se non avessimo cominciato a colpire in contropiede, prima o poi il goal del Bayern sarebbe arrivato. Nel secondo tempo, infatti, con lingresso di Klose e lo spostamento di Muller a sinistra, i tedeschi hanno cominciato a finalizzare il possesso di palla. A quel punto, secondo lopinione di un profano quale io sono, se fai entrare Menez devessere in aggiunta a Totti e a Borriello e non al posto del capitano, per consentirti di ripartire creando palle buone per gli attaccanti. Non ci pare di commettere il reato di lesa maestà se diciamo questo, anche perchè la stima e la fiducia nei confronti di Claudio Martello sono enormi. E non lha commesso Francesco. I due, a quanto risulta, si sono poi chiusi in una stanza e si sono detti tutto.
La presidente Rosella Sensi ha trascorso la notte a parlare con il capitano, con il Mister, con Daniele De Rossi. Linfelicità, la rabbia, la voglia di riscatto sono comuni, non si trattava e non si tratta di intentare processi sommari o di accendere roghi. Delle responsabilità del Mister abbiamo detto, ma ci sono anche quelle della squadra: dovè quella rabbia, quella fame da lupi che vi faceva correre su ogni palla, lottare contro lultima in classifica come fosse il Real Madrid? Che vi spingeva a non arrendervi mai, mai, mai?
Questa squadra non può essersi trasformata dal dottor Jeckil dello scorso anno nel mister Hyde di questo orribile inizio di stagione. Per questo è bene dirsi le cose in faccia, anche duramente, per ritrovare il senso di una storia e di un cammino comuni. Per continuare a credere nel progetto di quella Grande Roma che questo gruppo è perfettamente in grado di interpretare, sol che non finisca nel gorgo delle polemiche inconcludenti,
della lotta tra camarille, dei boatos fatti circolare ad arte contro questo o quello. Per questo, ripeto, io sarò pazzo, ma sono felice che abbiate litigato a viso aperto, che ve ne siate dette di tutti i colori. Vuol dire che siete più incazzati di noi per come vanno le cose, che voi - più ancora di noi - volete riscattarvi. Ripartite. Ripartiamo.
Anzi: Ricominciamo! come diceva Adriano Pappalardo nella sua splendida canzone. Voi metteci le gambe, la testa e il cuore. Noi la nostra immensa passione. Perchè chi tifa Roma non perde mai.