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IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Non poteva capitare in un momento peggiore, la foto ufficiale. Difficile sorridere, quando una squadra come il Bologna un carneade per reparto di media, una sola punta, temibile ma abbandonata a se stessa e ai suoi trentaquattro anni
È con questo spirito battagliero che il mister si presenta a Trigoria unora prima dellallenamento, fissato per le 10. Vuole analizzare i perché di un pareggio che, è inutile negarlo, sa tanto di sconfitta. Ha voglia di capire dove intervenire (ancora di più) per evitare quegli errori che ad oggi hanno portato soltanto due punti e desidera, soprattutto, andare in campo. Insieme ai suoi ragazzi, che lo seguono sempre. Ogni giorno. E a cui non fa che ripetere «i risultati arriveranno». Lo dice fino alla nausea, negli interventi pubblici e in quelli privati, ai giornalisti e a chi lo frequenta tutti i giorni. Proprio per sfruttare al massimo lallenamento con coloro che contro il Bologna non hanno giocato, Ranieri parla velocemente alla squadra, giusto cinque minuti per ribadire la «massima fiducia» nel gruppo. Poi tutti in campo, a provare e riprovare tutto quello che non va. Che non può andare per una squadra come la Roma.Una volta terminato lallenamento, Ranieri si cambia per la foto ufficiale. Incontra i dirigenti, saluta la dottoressa Sensi, è sereno e tranquillo, il presidente anche. A volte basta un sorriso e una stretta di mano per intendersi.
Anche i giocatori provano a restare tranquilli e scherzano tra di loro. Perché il gruppo è unito. E tanto. E va detto e ridetto. I giocatori sono i primi ad essere dispiaciuti per questa situazione - ed è persino retorico dirlo - e sanno che questa stagione può ancora essere rimessa in carreggiata. Sarebbe un delitto non pensarlo, perché siamo ancora a settembre e tre sole giornate di campionato sono state giocate. Domani la Roma andrà a Brescia, poi ci saranno lInter e il Cluj allOlimpico: non è la settimana della verità, ma saranno comunque sette giorni importanti. In cui conterà fare risultato, perché sono i punti che danno fiducia a una squadra. Sono i gol (fatti, non presi) che devono spingere la Roma a ripartire, ma non devono diventare unossessione. «Servono normalità e serenità», ripetono tutti a Trigoria. E cè da credergli, almeno in questo momento. Ranieri è il primo a volere che i giocatori si sentano sì sotto pressione visto che la vittoria manca ormai da troppo tempo (e che in partite ufficiali non è mai arrivata), ma siano anche liberi di giocare come sanno senza essere condizionati dalla paura di sbagliare. Una paura che domenica ha influito non poco sul pareggio finale. E che potrebbe condizionare la squadra anche nelle prossime partite. Sarebbe il male peggiore, più dei gol presi, degli errori su palla inattiva, più del "tridente sì, tridente no". Per questo la sua Roma, ieri oggi e domani, deve andare avanti così: «Senza paura».