IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - «SONO STANCO di arrivare secondo, anche perché ormai sono un cileno-romano». David Pizarro è carico, ha voglia di trasformare in successi la rabbia per gli obiettivi sfumati lo scorso anno. E vuole essere protagonista della nuova Roma che sta nascendo. Senza i problemi al ginocchio che lo hanno tormentato negli ultimi mesi. Sì, perché ora sta meglio è ha voglia di dimostrarlo. «Sto molto bene ha detto in unintervista a Sky -. Con lo staff stiamo facendo un gran lavoro.
Perché sappiamo comè la nostra piazza . Stavolta vogliamo arrivare». Davanti a tutti. Davanti allInter, ma anche al Milan che si è rinforzato nel settore avanzato: «Sicuramente, ha una grossa qualità davanti. Ibrahimovic ha contribuito alla rinascita dellInter. Ora arriva in un Milan già forte davanti, che fa veramente paura, con delle grandi qualità. Ho visto bene anche Ronaldinho. Sicuramente darà fastidio allInter». A quella Inter nella quale Burdisso non è voluto restare. Un po come fece lui qualche anno fa: «A Nicolas è successo quello che è successo a me. Nel senso che ho trovato un ambiente ideale per poter lavorare e dimostrare le mie qualità. Poi, Roma è Roma». Gli chiedono da chi vorrebbe essere allenato un giorno. Mourinho o Benitez? Lui spiazza tutti e risponde come farebbe un vero romanista: «A me piacerebbe stare agli ordini di Ancelotti. Mi piace tantissimo per quello che ha fatto nel Milan, come simpone con i giocatori». Il calcio, il futuro, i sogni di successi. Ma Pizarro è anche un uomo sensibile, legato alla sua terra. A quel Cile di cui in questi giorni si parla per il dramma che stanno vivendo i 33 uomini intrappolati in una miniera. «Nellultimo periodo non siamo stati fortunati - conclude il Pek -, cè stato il terremoto che ha devastato una città, e ora lincidente nella miniera. Cè dentro anche un ex calciatore che giocava nella mia squadra. Uno da qua non può far tanto, però almeno abbiamo aperto un conto corrente, io sono andato a portare lassegno. Sono cose che non ti immagini nemmeno finchè non le vivi».