L’importanza di avere Nicolas

21/09/2010 alle 11:44.

IL ROMANISTA (G. PIACENTINI) - L’importanza di chiamarsi Nicolas...Burdisso, nel nostro caso. L’argentino non ci sarà domani a Brescia perché deve scontare la seconda giornata di squalifica dopo l’espulsione di Cagliari, ma sabato sera contro l’Inter (sciopero dei calciatori permettendo) sarà regolarmente al suo posto al centro della difesa. E’ stato l’oggetto del desiderio della campagna acquisti giallorossa, l’unico giocatore richiesto da Ranieri, lo ha confessato lui stesso, alla fine della scorsa stagione.

Che un motivo ce l’avrà pure se ha esaurito il suo "unico desiderio" richiedendo proprio Nicolas.

Un motivo semplice, confermato anche dalle ultime uscite della formazione romanista: Burdisso è l’unico leader della difesa giallorossa, che in tempi recenti non ha mai subito così tanti gol come in questo avvio di stagione. Il tecnico giallorosso di solito non si sbilancia troppo sui singoli e preferisce, come ogni allenatore, parlare di gruppo e di collettivo.

Per l’argentino ha fatto un’eccezione. «Nicolas è quel tipo di giocatore che trasmette la carica agonistica giusta ai compagni. L’allenatore può dare aiuti tecnici, tattici ma se non hai la grinta giusta io posso elevarti del 10%. Ci sono giocatori che anche quando non stanno bene danno sempre il 120%. Io amo questi giocatori, non ti lasciano mai soli. E Burdisso è uno di questi». Lo scorso anno è arrivato, in prestito gratuito, proprio l’ultimo giorno di mercato. Da Milano è andato direttamente a Marassi dove la penultima Roma di Spalletti doveva affrontare il mentre da Roma Tonino Tempestilli partiva con l’ultimo aereo disponibile per portare al giocatore la maglia di gioco. Da quel giorno ha cominciato a conquistare Roma e la Roma, una à e una squadra che lo hanno adottato fin dal primo momento. Lui ha ripagato la fiducia nel solo modo che conosce, con la grinta e l’impegno in mezzo al campo, diventando un leader (non il solo ovviamente) nemmeno troppo silenzioso di questa squadra.

Ne sanno qualcosa i compagni di reparto, soprattutto i più giovani e meno esperti, che sentono le sua urla nelle orecchie quando sbagliano qualche movimento o qualche intervento. Dopo la brutta figura col Bayern Monaco è stato uno dei pochi a parlare alla squadra nello spogliatoio dell’Allianz Arena. E’ uno che si prende le proprie colpe, Burdisso. Lo ha fatto lo scorso anno ad Atene dopo la sconfitta col Panathinaikos, quando si addossò le colpe della doppietta di Cissè, lo ha rifatto sabato scorso a Cagliari, chiedendo pubblicamente scusa sia per l’espulsione che ha lasciato la squadra in dieci sia per il brutto intervento su Daniele Conti. D’altronde, parafrasando Totò, leader si nasce e Nicolas è nato leader.

Una guida sicura per i compagni di reparto e per il fratellino Guillermo, che ha avuto la sfortuna di entrare in campo a Cagliari e col in due situazioni disgraziate ma che promette bene, soprattutto dal punto di vista della personalità. Che, evidentemente, deve far parte del dna di famiglia. Da questo punto di vista, prendendoli entrambi, la Roma si è tutelata per il futuro.