L’autunno di Ranieri avvicina la Roma a Leonardo

17/09/2010 alle 12:53.

LA STAMPA (G. BUCCHERI) - Nell’uscita a dir poco deflagrante di Francesco Totti da Monaco di Baviera si scomoda la parola «catenaccio» per raccontare la notte capovolta della Roma. «Catenaccio vecchia maniera perché non abbiamo mai tirato in porta: così le partite non si vincono...», è stata l’immediata (e sincera) analisi del capitano giallorosso prima di sgommare lontano dallo stadio che si illumina. A dire la verità, quello

Nella Capitale, vittorie o ko hanno, spesso, risvolti difficili da governare. Così, ora che il secondo anno di Ranieri in panchina si è aperto come l’ultimo di Spalletti, per il condottiero testaccino si annuncia un autunno da batticuore. Spalletti fece le valigie il primo settembre 2009 alla luce dei rovesci in campionato con e , ma, soprattutto, dopo un lungo tira o molla sul suo destino. Dodici mesi dopo, per Ranieri i contorni sono certamente diversi perché, in vista, non ci sono rivoluzioni.

Ma qualche segno in comune con il suo predecessore comincia a manifestarsi. Molto, o quasi tutto, ruota attorno a . In una delle sue ultime conferenze stampa da allenatore della Roma, Spalletti parlò di «gente che si sacrifica ed altri che pensano a fare i colpi di tacco». Chiaro il riferimento al capitano romanista che, poche ore prima, contro la all’Olimpico si era permesso il lusso di giocate di fino non riuscite. Oggi, , è reduce da due sostituzioni consecutive (a Cagliari e Monaco) e decide di entrare in tackle sulla prima crisi di stagione. Un attacco diretto al suo tecnico, dunque. Ma non l’unico perché dietro alle parole del capitano, si muove uno spogliatoio piuttosto agitato. «Se Francesco (, ndr) ha parlato così ha le sue ragioni. In effetti davanti ha poca assistenza...», il sussurro di Burdisso al risveglio dal 2 a 0 contro il Bayern.

Ranieri annota infastidito, ma non commenta. «Di momenti così nella mia carriera ne ho vissuti tanti», dice prima di chiudersi in un lungo faccia a faccia con negli uffici di Trigoria. Le bocche dei giocatori, intanto, vengono chiuse per scelta del club. A parlare sono le radio capitoline dove il partito unico pro- non c’è più. «Ha corso di più Menez in dieci minuti che il capitano in 80...», è lo sfogo di una minoranza che in altri tempi non avrebbe trovato spazio. Gli umori capitolini, però, cominciano ad intaccare quello che veniva indicato come il regno di Ranieri, tecnico, adesso, accusato di basso profilo («Non siamo da scudetto», il suo pensiero). Fantascienza pensare ad un progetto tecnico da cambiare in corsa? Alle porte ci sono tre sfide in una settimana (, Brescia, Inter) alle quali sono appesi i segnali di risveglio, altrimenti il corto circuito sarebbe totale.

La Roma è sul mercato e, in bilico quando il cambio di proprietà sarà realtà, si ritroveranno dipendenti e tesserati. Da Trigoria fanno sapere come la fiducia in Ranieri sia intatta, ma, allo stesso tempo, c’è attesa per capire se la falsa partenza sia frutto solo di amnesie passeggere. Senza un’inversione di tendenza, ogni scenario diventerebbe possibile anche perché Unicredit non può permettere che la società perda valore nelle ore della sua cessione. Ranieri è ancora saldo. I primi rumors su un potenziale successore portano, fra gli altri, a Leonardo.