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LA REPUBBLICA.IT (M.PINCI) - A Brescia senza bandiere. La Roma in crisi di risultati e di emozioni, domani al Rigamonti dovrà rinunciare a entrambi i suoi capitani: Totti e De Rossi non saranno della gara. Intanto Ranieri lancia la sfida:
TOTTI E DE ROSSI OUT - C'è, però, da fare i conti con il problema infortuni: "L'emergenza dura da diverso tempo - ammette Ranieri - a Brescia ci sarà da soffrire. È un periodo-no, sarà difficile ma siamo pronti". Al rientro di Vucinic bilancerà almeno in parte l'assenza di Totti (gonfio il ginocchio sinistro): con il Bolgna ha ricevuto un colpo appena sopra il quadricipite sinistro che gli causa dolore e gli impedisce di allenarsi (esclusi in ogni caso ematomi che potrebbero allungare i tempi). Il numero dieci ha dovuto rinunciare alla trasferta di Brescia, dove oltre 17 anni fa è iniziata la sua avventura romanista (28 marzo 1993) e dove ha realizzato la prima tripletta in carriera (29 settembre 2002). L'obiettivo del capitano: non mancare all'appuntamento di sabato contro l'Inter.
FORMAZIONE - Discorso simile per De Rossi, sostituito dopo 54 minuti della gara con il Bologna per una ginocchiata subìta nella parte alta del quadricipite sinistro. L'esito dell'accertamento di ieri ha escluso lesioni, resta però l'ematoma. Lo sostituirà Brighi. Anche per il centrocampista di Ostia appuntamento sabato, quando spera di rientrare persino Riise. In questo senso, andrà atteso il responso del neurologo dopo la risonanza magnetica effettuata ieri a Tor Vergata. Sulla fascia sinistra Ranieri fa affidamento sul recupero di Cassetti: "Aspetto una risposta, poi valuterò eventualmente con chi sostituirlo". In caso di necessità Cicinho in vantaggio su G. Burdisso. Menez sarà il trequartista dietro Borriello e uno tra Vucinic e Adriano: "Sono sullo stesso livello di forma - assicura Ranieri - solo giocando scopriremo quanto può dare l'uno e quanto l'altro".
CONTRACCOLPO - Nel processo di tifosi e addetti ai lavori, sotto accusa soprattutto la preparazione atletica. Ranieri difende il lavoro fatto in estate: "Il problema è la testa, signori miei. Non c'è stanchezza fisica, il problema è di motivazione, di tranquillità, di serenità. Quando ne verremo fuori, perché ne verremo fuori, la squadra correrà". Un calo mentale dovuto, per il tecnico, soprattutto a un contraccolpo psicologico dopo aver sfiorato lo scudetto. "Anche due anni la squadra fa aveva speso tantissimo sotto il profilo mentale e ha impiegato dieci partite per mettersi in moto. C'è un tempo fisiologico per queste cose". Impossibile prevenire il contraccolpo? "Ce lo aspettavamo tutti, anche voi. È il calcio".
OMBRE - Intanto, però, i risultati non arrivano e la Roma stenta. Offrendo il fianco alle voci di un avvicendamento in panchina: tra i nomi più caldi per il dopo-Ranieri, quello di Leonardo. "Io sono determinato e voglioso - assicura il tecnico romanista - non ho preoccupazioni. So che ci sono persone a cui piace inserirsi e 'navigare nell'ombra'. Fuori dalla società, ovviamente. Circolano nomi perché è il calcio, l'ho vissuto già due anni fa. Ma non è di disturbo, ho esperienza". In questo momento non è in ogni caso mancato l'appoggio della società: "Ci sono tutti vicino, dal presidente in giù. Qualunque problema cercano di risolverlo. Non c'è mai stata divergenza di vedute con il club". E neanche da parte di Ranieri sembra esserci voglia di lasciare. "Ho scelto di restare a Roma. Era troppo facile dire: 'sono stato bene, arrivederci'. Più difficili sono le sfide, più ci metto voglia". Sarà meglio convincere la squadra a fare lo stesso.