CORSPORT - LE RAGIONI DI RANIERI: Cè chi sostiene che la duttilità tattica di una squadra possa rappresentare una ricchezza in grado di garantire diverse alternative di gioco da utilizzare in funzione dellavversario di turno.
Claudio Ranieri, in questo senso, non ha mai fatto mistero di essere un allenatore che non si fissa su un dogma con cui andare avanti cascasse il mondo. Ha sempre preferito garantire alle sue squadre la capacità di giocare in modi diversi, fermo restando che la sua storia dimostra come il 4-4-2 sia il suo modulo preferito, da cui partirebbe in ogni caso, per poi magari, nel corso della stessa partita, adattarlo a quello che vede succedere in campo. Lo scorso anno questa duttilità tattica ha costituito unindubbia ricchezza per la Roma.
Non ci si può dimenticare, per esempio, come a Napoli, convinto che fosse la soluzione migliore, Ranieri presentò una squadra con tre difensori in linea, sconfessando tutto quello che ci aveva fatto vedere in precedenza. Del resto il tecnico romano è un allenatore che spesso ha dimostrato di preparare le partite pensando a come giocano gli avversari.
Tra pochi giorni, Francesco Totti soffierà su una torta con trentaquattro candeline. Alle spalle ha una lunghissima carriera, fatta, purtroppo, anche di tanti calci e, negli ultimi anni, anche di parecchi infortuni gravi. E vero, inoltre, che gli ultimi anni hanno certificato che il per capitano giallorosso, oggi come oggi, pensare di giocare quarantaquarantacinque partite in una stagione, è un esercizio soprattutto di ottimismo. Va gestito, come è giusto che sia, altrimenti si rischia, come è già accaduto in passato, di mandarlo in campo anche quando non dovrebbe andarci. Tutto questo deve aver pensato Ranieri a Cagliari nel momento in cui, sotto di un gol e un uomo, ha deciso di far comparire il numero dieci nel tabelloncino delle sostituzioni. Tutte argomentazioni che possono essere legittime, soprattutto se quattro giorni dopo sai che dovrai affrontare lesordio in Champions League sul campo del Bayern, cioè della finalista della passata stagione, una partita, quindi, che può già indirizzare lesito del girone. Di fondo deve essere stata questa la motivazione che ha convinto Ranieri a togliere il suo capitano. Peccato, però, che dopo quattro giorni a Monaco si sia vista la Roma che abbiamo visto.
PERCHE PUO AVER SBAGLIATO: No, non può essere normale che a metà settembre la Roma non abbia un suo modulo di gioco definito. Oltretutto le squadre che vogliono vincere, hanno sempre avuto un loro modo preciso di giocare, non pensando mai di adattarlo, al di là di qualche legittimo accorgimento tattico, allavversario di turno. In questa prima fase della stagione, dal lungo precampionato e poi nelle prime quattro partite ufficiali, abbiamo visto la Roma giocare con il 4-2-3-1, con il 4-4-2 classico, con il 4-4-2 con il rombo a centrocampo, nelle primissime amichevoli in Alto Adige pure un 4-3-3 con Adriano sistemato sulla fascia destra. Troppe opzioni, soprattutto per una squadra che aveva concluso la precedente stagione con certezze che avevano sfiorato lo scudetto.
Sperimentare va bene, ma prima o dopo una soluzione definitiva bisogna prenderla per consentire alla squadra di avere una sua identità come, per esempio, era successo nel passato campionato. Cercando, ovviamente, di optare per il modulo migliore per le caratteristiche dei giocatori che si hanno a disposizione.
Dire che la sostituzione di Francesco Totti a Cagliari, quando erano passati venti minuti, abbia lasciato perplesso più di qualcuno, è dire semplicemente la verità. E vero, la Roma era sotto di un gol e di un uomo, ma è altrettanto vero che mancavano settanta minuti alla fine e la storia del calcio è ricca di partite recuperate da squadre in inferiorità numerica. Quella sostituzione, anche se certamente non era nelle intenzioni di Ranieri, è stata devastante perché di fatto alla propria squadra il tecnico ha fatto capire di ritenere persa o quasi la partita e, nello stesso tempo, alla squadra avversaria, in questo caso il Cagliari, che poteva pure rimanere tranquilla. Non si può dimenticare, oltretutto, che in quei venti minuti con Totti in campo, le due cose di calcio fatte dalla Roma, le aveva fatte il capitano, il colpo di tacco a smarcare Menez in area e il calcio dangolo da cui è nata la capocciata di De Rossi per il temporaneo pareggio. Certo cera bisogno di inserire un difensore centrale visto che Nicolas Burdisso era stato espulso, ma non si poteva aspettare almeno la fine del primo tempo per fare quella scelta?