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IL ROMANISTA (M. IZZI) - Per Angelo Moratti ho sempre avuto una certa simpatia per una risposta che diede un giorno a chi si complimentava con lui per limpero che aveva saputo mettere in piedi: «Beh, guardi, è tutta roba presa in prestito». A questa filosofia di vita si aggiunge il fatto, non trascurabile, che vede Angelo Moratti come il recordman di candidature alla presidenza della Roma. Per ben due volte, il petroliere lombardo venne infatti accostato alla presidenza della Lupa, anche se, chiariamolo subito, non vi fu mai nessuna reale intenzione, da parte sua, di subentrare nel ruolo. La prima occasione
tentare di vincere lo scudetto con la Roma, quando ancora non ci sono riuscito con lInter». Il solo fatto che Moratti si fosse preoccupato di smentire, invece che smorzarli, rese concreti gli sforzi di chi intendeva perorare la sua candidatura.
Fu così, che in seguito ad una acutissima crisi che aveva diviso il presidente della sezione calcio DArcangeli, dal presidente generale Anacleto Gianni, nel marzo 1960 lassemblea consiliare della Roma si spinse, su iniziativa dello stesso Gianni, ad offrire ufficialmente la presidenza ad Angelo Moratti. Di fronte allestrema concretezza della richiesta, il numero uno nerazzurro si troverà, questa volta, a dover rispondere per iscritto per illustrare la sua posizione: «Molto onorato affettuosa proposta, sono dolente dovervi comunicare che i miei impegni morali sportivi verso mia Società e vecchia Sede nerazzurra, impediscomi attualmente aderire desiderio tanto calorosamente espressomi ( )». Non vorrei, però, che il quadro fin qui schizzato contribuisse a creare limmagine di un Moratti de noantri che non esiste. Al momento opportuno, quando cerano in gioco gli interessi di mercato dellInter, Angelo, già confortato dal giovane figliolo Massimo, non usò particolari riguardi nei confronti della Roma. Il primo caso che ci torna ala memoria è quello di Severino Lojodice. Il 3 settembre 1959 Il Calcio Illustrato titolava: «Severino Lojodice scontento numero 1. Moratti padre e figlio lo vogliono nerazzurro».
Nellarticolo si spiegava che i nerazzurri, anche su pressione dellentusiasta Massimo, avevano offerto 60 milioni per il cartellino dellattaccante della Roma. Di fronte alla richiesta giallo-rossa (90 milioni), la trattativa si era arenata e Lojodice (che poi finirà alla Juventus), aveva iniziato a palesare il suo profondo scontento. Altro episodio che non si può certamente dimenticare è quello registrato nella primavera del 1962. La Nazionale italiana sta svolgendo un preritiro a San Pellegrino per preparare nel migliore dei modi il campionato del mondo che si disputerà in Cile. Giacomo Losi, capitano della Roma si sta allenando con gli altri azzurri quando viene chiamato, cè qualcuno che gli deve parlare. Si tratta del duo Allodi, Quarenghi, plenipotenziari dellInter di Angelo Moratti. Senza perdersi in preliminari e convenevoli, i due dirigenti fanno a Giacomo questo discorso: «Non verresti allInter ? Sai, stiamo facendo una grande squadra, Herrera ti vorrebbe come libero. Ti diamo quello che vuoi, diciamo che ti triplichiamo lo stipendio che prendi adesso. Con la Roma ci mettiamo daccordo noi». Er core de Roma alla fine disse di no, ma la cosa gli costò non poco e a distanza di quasi mezzo secolo i romanisti sono ancora costretti a fare i conti con Moratti