Nuova panchina, vecchia Inter. Eto’o manda a fondo la Roma

22/08/2010 alle 11:55.

IL GIORNALE (R. SIGNORI) - Supercoppa ai Supercannibali. Trionfa la legge del più forte, che nel calcio non sempre trova rispetto. Ma con l’Inter capita spesso. C’è Benitez in panca. Cambiato qualcosa? Poco e nulla. Inter che arranca poi ti disattiva, ti rende innocuo, ti stanca fisicamente prima di stroncarti calcisticamente. Tre gol, ed uno annullato, per vincere la quinta Supercoppa e inerpic

Bella per un tempo. Poi prosciugata. Partita nata con due gol figli degli svarioni: che se la gioca con la sbadataggine di Lucio e ravviva il repertorio degli assist per la bordata di Riise.Poi Pandev pesca la frittatona fra Vucinic (retropassaggio in area) e Juan che cicca come un broccaccio.

Partita da lavori in corso. Con quello sfregio iniziale(fischi romanisti nel silenzio per Cossiga) e quel rumor di petardi(romanisti) da mal di stomaco. È stata Roma come vuole il Dna: svelta, pronta a guizzar via ad ogni refolo di vento. Macchinosa senza un gioco verificato l’Inter che, per un tempo, si è appoggiata a Tarzan e Peter Pan. Traducendo: Tarzan e le sue volate, Peter Pan Sneijder pronto a snellire ogni azione e a far cambiar passo all’attacco suo. Eppure di fronte a questa Inter , la Roma ha mostrato i limiti suoi: Vucinic s’è mangiato un gol iniziale e ne ha provato eterno rimorso. La difesa nerazzurra spesso si è trovata in affanno per il guizzare di Menez o la chirurgica precisione di . Ma quando i suoi serpenti hanno ritrovato il veleno sono stati gol. Eto’o e Milito ci hanno provato sempre. L’argentino ha segnato, ma in fuorigioco. L’altro è svolazzato in area con due guizzi assassini. Tutti a guardare e l’Inter a festeggiare. Primo squillo davanti a Vucinic, alzabandiera con Riise. Sembra il solito, ma non la saracinesca del tempo che fu. Riscatta ronfate difensive con il solito repertorio da devastatore di fascia. Ogni tanto soffre del protagonismo dell’attaccante. Sarebbe meglio pensasse al protagonismo del difensore. gli ha fatto lezione sul gol di Riise: lui fa il calciatore da spiaggia e l’altro castiga. Ma da quel momento rinsavisce. Carro armato arrugginito. Menez lo fa sudare, la sua condizione fisica di più. Molto routinier. Prende coraggio nella ripresa e riscatta la fama. Più credibile del polpo Paul: non sbaglia un colpo. Irriducibile nel soffiar palloni, senza farsenesoffiare. Ti fa sentir la sostanza a centrocampo. Certo, manca un po’ di ritmo e un po’ di occhio sull’affondo–gol di Riise. Dal 1’ st Stankovic 6. Corre, si batte e non tradisce. Mai un cambio di passo, abolite le giocate in libertà. Se voleva essere la brutta copia di Mascherano c’è riuscito. Così, magari, Moratti si convince a prendere l’altro. Gioca un po’ dovunque, come gli piaceva a . Usa il manuale del calcio in bello stile. All’inizio tira poco, preferisce l’assist. Poi rispolvera tutta l’arte sua e mette firma su un’altra coppa. Nonostante le fatiche del matrimonio e del mondiale ha sempre una bella cera. Più svelto di tutti: nel giocare e nel tirare. Ma si deve prendere minuti di dolce riposo. Dici: solito gingillino. Poi lo stellone guarda giù e gli sorride. Offra una cena al povero Juan (e magari a Vucinic). Dal 33’ st Mariga sv. Ci prova sempre, ci prova spesso ma qualche volta bisticcia con la conclusione. E con la sua fama da goleador. Per ora gli bastano gol e vittoria. Ma serve il salto di qualità. Soprattutto nel gioco. Deve sentirsi impallinato due volte su due. Alla terza va giù come un sacco. Desolatamente dignitoso Al primo crocevia vede Sneijder e fa la figura della bella statuina. Poi trova Eto’o e sembra un fantasma. Vede sibilare qualche pallone di troppo, ma si tien stretto ai compagni nelle difficoltà. E usa sei occhi davanti a Milito. Deflagra sul gol di Pandev. Un buco da sprofondo nella depressione. Peccato per la solidità intaccata che pareva un buon antidoto contro Eto’o e Milito. Pandev chi lo contava? Il fustacchione soffre come un dannato quando gli arriva addosso . Ma poi si ripaga con gli interessi: pesca la difesa e Zanetti in vena da pollastri. Non ha più esplosività. O non ancora. Se la cava con il mestiere e la capacità di leggere l’azione.

Il diabolico piccoletto non cambia mai di una virgola il suo giocare, finchè serve... ( Dall’8’st Taddei 5. Riesce a dare più coraggio a Chivu: non è un pregio). Cavaliere senza cavallo. Si aggira in cerca di arte e qualche volta di parte. Non ti delude, ma neppure ti esalta. Guizza e sprizza. Ti fa venire i brividi, ma poi c’è sempre qualcosa che non quadra. Affamato di gol, se ne magna uno da regalare gli incubi. Però non perde mai l’animo e il piede del guastafeste. Anche per la sua squadra, quando cerca Juan e trova Pandev nell’area sua. Bella frittata, idea avventata. ( Dal 22’ st Adriano 5. Una bella fischiata e via. Quando corre sembra un cammellone nel deserto. Lo riconosci da un pizzico di tecnica). Ti fa vedere il bello del calcio. E qualche volta dei suoi nervi.

Vince nel gioco, ma nel calcio serve poco. Arbitro: BERGONZI Usa l’autorità e l’autoritarismo che servono.