Nebbia a Milano

22/08/2010 alle 12:15.

IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - Chi tifa Roma non perde mai, ma è ora che ricominci a vincere. Qualcuno lo dica innanzitutto Mirko Vucinic, perché non è mai colpa di uno soltanto (nemmeno se si gioca nella ex terra dello Special One) ma se ieri sera Vucinic non avesse fatto Bonetti la Roma avrebbe vinto la Supercoppa d’Italia, e dei suoi centocinquant’anni di finta unità nazionale, contro i campioni d’Europa. E’ un dato, non un condizio

grande: per un’ora almeno, la Roma di Ranieri, la Roma di che tocca ancora come dio, la Roma di una banca ma che avrà sempre il cuore di un popolo che continua a viaggiare e a preferire la strada alla televisione, la fede alla tessera che fidelizza, ha giocato, quasi giostrato, persino con una certa eleganza e grazia, contro la corazzata del triplete, dei petroldollari di Moratti, della squadra rappresentante tutta di questa Italia in crisi (che scena era l’Inno di Mameli con undici stranieri vestiti di azzurro e nero?). Certo di tutto questo i tifosi della Roma non ci fanno niente, non ci possono fare niente, non ci devono fare niente. Per loro questo deve restare l’ennesimo "se". E’ giusto che sia così, e sono sacrosante le imprecazioni. Risuonino come preghiere. 
E’ alla squadra, ai tecnici, ai dirigenti, alla Roma che rappresenta la Roma in campo che tutto questo, anche questo scempio, questo spreco di Milano deve poter insegnare qualcosa. "To be continued"
c’era scritto a Verona, e allora facciamo in modo che quello che ieri abbiamo richiamato "dolore" sia veramente "soltanto un discorso sospeso". Nessuno s’impressioni dei titoloni che oggi verranno sparati in rosa, dell’Internazionale che vola verso il super titolo mondiale, o all’ennesima vetrina a Montecarlo: ricominciamo. Per forza e per amore. Dall’unghiata rossa e mancina di Riise e non dal pallore del montenegrino. Amaro. Amarissimo Montenegro. Quest’anno può essere l’anno buono, anzi, quest’anno dev’essere l’anno buono e, fosse pure in maniera paradossale, e facendoci ancora eternamente del male, è
proprio ieri che lo si è capito. La vecchia Roma che l’anno scorso ha pianto con ventimila persone a Verona,
ma lì s’è riabbracciata, ieri sera s’era ritrovata a San Siro: i soliti noti, i ventimila e quegli undici in campo. Apposta Adriano e Simplicio erano rimasti in panchina. Ed è andata in vantaggio. E sorrideva. E giocava meglio dell’Inter olandese, argentina, dell’Inter interista. Era la Roma romanista che vinceva e meritava di farlo (dio quanto lo meriteremmo sempre! O no?). Poi qualcosa si è interrotto nuovamente... Calma siamo ancora lì: to be continued... Siamo appena all’inizio. Ce la faremo a batterli.