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IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - Chi tifa Roma non perde mai, ma è ora che ricominci a vincere. Qualcuno lo dica innanzitutto Mirko Vucinic, perché non è mai colpa di uno soltanto (nemmeno se si gioca nella ex terra dello Special One) ma se ieri sera Vucinic non avesse fatto Bonetti la Roma avrebbe vinto la Supercoppa dItalia, e dei suoi centocinquantanni di finta unità nazionale, contro i campioni dEuropa. E un dato, non un condizio
grande: per unora almeno, la Roma di Ranieri, la Roma di Totti che tocca ancora come dio, la Roma di una banca ma che avrà sempre il cuore di un popolo che continua a viaggiare e a preferire la strada alla televisione, la fede alla tessera che fidelizza, ha giocato, quasi giostrato, persino con una certa eleganza e grazia, contro la corazzata del triplete, dei petroldollari di Moratti, della squadra rappresentante tutta di questa Italia in crisi (che scena era lInno di Mameli con undici stranieri vestiti di azzurro e nero?). Certo di tutto questo i tifosi della Roma non ci fanno niente, non ci possono fare niente, non ci devono fare niente. Per loro questo deve restare lennesimo "se". E giusto che sia così, e sono sacrosante le imprecazioni. Risuonino come preghiere.
E alla squadra, ai tecnici, ai dirigenti, alla Roma che rappresenta la Roma in campo che tutto questo, anche questo scempio, questo spreco di Milano deve poter insegnare qualcosa. "To be continued"
cera scritto a Verona, e allora facciamo in modo che quello che ieri abbiamo richiamato "dolore" sia veramente "soltanto un discorso sospeso". Nessuno simpressioni dei titoloni che oggi verranno sparati in rosa, dellInternazionale che vola verso il super titolo mondiale, o allennesima vetrina a Montecarlo: ricominciamo. Per forza e per amore. Dallunghiata rossa e mancina di Riise e non dal pallore del montenegrino. Amaro. Amarissimo Montenegro. Questanno può essere lanno buono, anzi, questanno devessere lanno buono e, fosse pure in maniera paradossale, e facendoci ancora eternamente del male, è
proprio ieri che lo si è capito. La vecchia Roma che lanno scorso ha pianto con ventimila persone a Verona,
ma lì sè riabbracciata, ieri sera sera ritrovata a San Siro: i soliti noti, i ventimila e quegli undici in campo. Apposta Adriano e Simplicio erano rimasti in panchina. Ed è andata in vantaggio. E sorrideva. E giocava meglio dellInter olandese, argentina, dellInter interista. Era la Roma romanista che vinceva e meritava di farlo (dio quanto lo meriteremmo sempre! O no?). Poi qualcosa si è interrotto nuovamente... Calma siamo ancora lì: to be continued... Siamo appena allinizio. Ce la faremo a batterli.