La Roma nel cuore, il dolce rimpianto di Aquilani

21/08/2010 alle 14:04.

CORSPORT (R. BOCCARDELLI) - Se è vero che “nemo profeta in patria”... è vero ancor di più per Alber to Aquilani, romano di Montesacro, en fant prodige delle giovanili giallorosse, arrivato stabilmente al calcio che conta dopo un anno di apprendistato a Trie ste. Poi sprazzi da fuori­classe e tanta inferme ria. E la sensazione di non poter essere mai un simbolo romano e roma nista come i suoi più illu stri compagni. Schiac ciato dall’immensità di Francesco Totti e dal ca rattere d’acciaio di Da niele De Rossi,

Ma Alberto, che intanto s’è perso pu­re un mondiale (e forse gli è andata be­ne in questo senso) ha un carattere fer­mo e tignoso dietro l’apparente timidez­za. Così, ben assistito da chi gli sta ac­canto, ha saputo comunque ritagliarsi una storia importante, dentro e fuori dal calcio. A 26 anni vestire la ma­glia della è in asso­luto un punto d’arrivo. E nella vita privata il suo fidanzamento con Mi­chela Quattrociocche, con la quale ha condiviso l’appartamento di Liver­pool fino a ieri, sembra un punto fermo della sua vita sentimentale. Insomma, il ragazzo sta crescendo, sapendo cresce­re. Certo, l’addio alla Roma di un anno fa gli brucia ancora dentro. Lui che so­gnava di giocare in un centrocampo giallorosso e poi anche azzurro accanto a . Ma altri hanno deciso per lui che non sarebbe andata così. Da buon professionista Alberto non può che accettare con soddisfazione il suo tra­sferimento alla , ma immaginiamo anche la sua sorpresa e qualche intimis­simo imbarazzo nel vestire per la prima volta quella maglia che per un tifoso ro­manista (come lui) è e resta il simbolo di un’avversaria tanto forte quanto per niente amata, tanto per usare un eufe­mismo. I suoi nuovi tifosi non gliene vor­ranno. I suoi vecchi fan invece, già ieri via etere manifestavano il loro fastidio, non tanto nei confronti di Alberto, quan­to per la sua cessione di un anno fa, che ora ha prodotto ciò che nessun tifoso giallorosso avrebbe voluto si realizzas­se.

Certo è curioso ricordare come Alber­to, insieme a , , e Curci (anche lui ormai via da Roma) abbia in­terpretato la canzone di Marco Conidi, “la Roma che conosco”. E come proprio a lui toccassero questi versi: «La Roma che conosco c’ha sempre er sole addos­so, e quanno esco ride, e me lo presta spesso... così la porti dentro dovunque te ne vai». Anche a Torino. C’è da giurarlo.