
IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Occhio a questa data: 15 febbraio 2009. E la notte dellultimo gol italiano di Adriano. Derby di Milano, Inter-Milan, 24esima giornata di campionato. Nerazzurri in vantaggio con lImperatore, a segno con un braccio; raddoppio di Stankovic e gol della bandiera rossonera di Pato.
A fine partita, Adriano si presenta davanti a taccuini e telecamere: «Dedico il gol a Josè junior, il figlio di Mourinho. Glielo avevo promesso, ho mantenuto la parola. E vero, ho toccato il pallone con una mano ma involontariamente», dice. E lallenatore portoghese si commuove, «il suo è il gol più bello della mia carriera», singhiozza lo Special One.
Occhio a questaltra data: 11 marzo 2009. LInter gioca in Champions League in casa del Manchester United. I Red Devils domano i campioni dItalia con i gol di Vidic e Cristiano Ronaldo, Adriano entra in campo soltanto nella ripresa quando Mou si gioca la carta della disperazione: il brasiliano colpisce un palo e gioca trentatrè minuti. Sono gli ultimi minuti della sua travagliata esperienza italiana.
Sabato Adriano si ripresenterà al Meazza, stavolta nelle vesti di nemico. La sua ultima volta a San Siro, prima della rescisione del contratto e della fuga terapeutica in Brasile, fu il primo marzo dello scorso anno, Inter-Roma 3-3. E alzi la mano chi, quella sera di inizio marzo, pensava che potesse accadere una cosa del genere. Invece è tutto vero: la Roma, rischiando non poco, ha scelto di giocarsi la scommessa, ha portato Adriano a Trigoria e gli sta dando unaltra grossa opportunità. Lui, lImperatore, ci sta mettendo il massimo dellimpegno, ma cancellare un passato fatto di mesi e mesi carichi di problemi, di vita assolutamente non professionale e di incidenti di percorso di ogni tipo non è assolutamente facile. E sbagliato, e anche profondamente ingiusto, dare oggi un giudizio su Adriano: un bilancio certificato sullavventuta romana del brasiliano sarà credibile soltanto fra parecchi mesi, a fine stagione. Pur impegnandosi davvero tanto, Adriano non è ancora tornato ad essere un calciatore sul quale puntare sempre e comunque: ecco perchè sabato sera con tutta probabilità comincerà dalla panchina. E la prospettiva, raccontano da Trigoria, non gli piace. Lui, ovviamente, vorrebbe giocare contro i suoi ex compagni, contro i suoi amici, contro Maicon e Julio Cesar che nelle settimane passate lhanno bonariamente minacciato («Guai a te se vai alla Roma...»), ma Claudio Ranieri sembra orientato verso altre soluzioni per lattacco romanista. Adriano, del resto, sostanzialmente è stato preso per dare unalternativa a Totti: può anche giocare con il capitano, ma - in questo caso - alla Roma mancherebbe la profondità che può garantirle uno come Vucinic. Adriano non ha ancora il passo dei bei tempi interisti quando prendeva palla a metà campo e si portava a spasso tutta la difesa avversaria: oggi per dare un contributo alla causa, il brasiliano viene incontro alla palla e raramente si propone in profondità.
Il ritorno a San Siro non lo spaventa. A Riscone di Brunico disse che non aveva lasciato lInter millantando questa o quella storia, ma semplicemente perchè non ce la faceva più a restare in Italia. «Non ho tradito nessuno, non ho preso in giro i tifosi dellInter», dichiarò con un sincero sorriso. A Milano lhanno prima amato e poi odiato; a Roma i tifosi, incuriositi, lo stanno ancora studiando: vincere con la maglia giallorossa la quarta Supercoppa, dopo le tre conquistate con lInter (contro la Roma), sarebbe un passo in avanti degno di un vero Imperatore.