IL ROMANISTA (S. ROMITA) - Sappiamo tutti che poggiare il palmo della mano aperta nellincavo dellaltro braccio semipiegato viene definito il gesto dellombrello, poichè gli anglosassoni è proprio lì che, uscendo di casa, poggiano il manico del parapioggia ancora chiuso. Il Moratti, che anglosassone vorrebbe essere ma che non è propriamente un baronetto, avrebbe allontanato la tensione ac
Due stili dunque. Opposti. Come sono la filosofia di vita e lidea del calcio di queste due città. La provocazione e lo sfottò costano cari solo a Francesco Totti. Tutti gli altri la fanno franca. Eppure, in uno Stadio infuocato, dove lordine pubblico è così marginale da permettere la convivenza di tifosi interisti e romanisti gomito a gomito ( ma non era proibito?) e lanci di oggetti sulla testa degli ospiti giallorossi dallanello superiore, un certo fair play sarebbe consigliabile. O no? Evidentemente no. E allora lasciamo perdere. E pensiamo a noi. Ai nostri tifosi. Anzi a minima parte di loro. Trecento imbecilli ( ma dobbiamo smetterla di cavarcela con la solita lavata di capo o di cercare un alibi nei piccoli numeri) su 15mila in viaggio per San Siro. Ladri in autostrada, vandali dAutogrill, sponsor autentici della tessera del tifoso. Perchè di questo si tratta. Nellultimo "fuori casa" consentito hanno devastato e rubato, sia nel percorso dandata che in quello di ritorno, alcune aree di servizio. E sono stati identificati. Eran Trecento, eran giovani e forti, e son contorti. Nella mente. E nelle convinzioni. E a loro che dobbiamo la schedatura del tifoso. Come dobbiamo a chi si ubriaca e si droga mettendosi poi al volante, il non poter bere mezzo bicchiere di vino quando andiamo a cena fuori. Pochi condizionano la libertà di tanti. E il sistema ci specula sopra.