Dalla cene di Spalletti ai pranzi di Ranieri

09/08/2010 alle 13:00.

IL ROMANISTA (M.IZZI) - La simpatica spedizione della Roma a Ostia ha riaperto un dibattito vecchio come il calcio:

Dopo essermi avvicinato alle tavole imbandite con il sorriso sulle labbra torniamo seri e per farlo ci serviamo del libro di Gian Paolo MontaliScoiattoli e Tacchini, che dedica all’analisi dei concetti di “squadra” e “gruppo” un intero capitolo: «Non credete mai – scrive Montali – a chi vi dice che quella squadra ha vinto perché erano tutti amici. Ho visto team vincere con giocatori che si attaccavano al muro dello spogliatoio e poi andavano in campo giocando l’uno per l’altro, passandosi il pallone e gioendo per la vittoria. (…) Molti hanno un’ idea romantica del gruppo ma da lì emerge solo il peggio di noi e se non lo si impara a gestire può esplodere».

La questione, dunque, è tutt’altro che scontata. E non pensiate che basti fare un salto negli anni del “calcio eroico” per ritrovare grande coesione fuori dal campo. I campioni d’Italia 1942, ad esempio, ad eccezione dei rari momenti trascorsi a Via del Tritone (sede della Roma che ospitava il biliardo) e dei pranzi che prima della partita venivano consumati dalla squadra collegialmente per scelta del tecnico Schaffer in un ristorante vicino Montecitorio, non vedeva i propri atleti frequentarsi fuori dal campo. La familiarità e le grandi cene fra quei grandi campioni, se mai, arrivarono a fine carriera, animando per anni le serate dei ristoranti romani.

Continuo la mia riflessione e mi torna a mente il film Bellissima, con le scene girate al ristorante Biondo Tevere con un cameriere che si avvicina alla Magnani mentre sullo sfondo si sente la radiocronaca di un derby e le dice: «Ecco la frutta signora Maddalena. Forza Roma!».

Già, forza Roma, ma tornando al quesito iniziale stare assieme aiuta a vincere? Negli anni di Spalletti la cosa quantomeno sembrò aiutare. La tradizione prese vita dopo il successo sul Chievo del 21 dicembre 2005 e venne tenuta in auge anche nei momenti difficili. Nell’ottobre del 2006, ad esempio, preparando la gara di con l’Olympiacos, invece di richiamare i suoi con un ritiro, permise ai giocatori di ritornare a dormire a casa ma prima la squadra si recò a cenare assieme. Una delle ultime edizioni di quella tradizione nata nel ciclo Spalletti si registrò dopo il derby del 16 novembre 2008, quando per festeggiare la vittoria portò al ristorante tutti i suoi compagni. Anche dopo l’addio del Mister di Certaldo, però, non sono certo mancate le occasioni per vedere  e compagni seduti attorno ad una stessa tavola.

Nello scorso campionato, le importantissime vittorie contro l’Inter e contro la Lazio vennero degnamente celebrate alla Villetta. Insomma, l’impressione è che le cene e i pranzi siano il segnale dello stato di salute di una squadra, non il presupposto, eppure, per chiudere la nostraescursione, ci sarebbe piaciuto poter riferire della cena nella quale Claudio Ranieri festeggiò la vittoria con l’Inter del 27 marzo. Quella sera al suo tavolo c’erano Zeman e Antonello Venditti. E’ trapelato solo che il Boemo, tra un sorriso e un bicchiere di champagne ricordò un 8-2 inflitto dalla Lazio alla di Ranieri e che il tecnico di San Saba abbia “rinfrescato” la memoria del suo commensale rievocando i bocconi amari serviti dal suo Cagliari... comunque sia dalla trascrizione del resto di quella discussione potete contare che sarebbe nato il più interessantedei libri dedicati al calcio.