Unicredit fermo sulle sue posizioni

02/07/2010 alle 10:33.

IL MESSAGGERO (R. DIMITO) - Oggi gli avvocati di Italpetroli e di Unicredit si rivedranno per cercare di imbastire un accordo di conciliazione da presentare alla prossima udienza arbitrale in programma lunedì. Ed è possibile che ci siano altri incontri anche nel week end. Ma le posizioni fra le parti per risolvere il nodo della restituzione dei 325 milioni a piazza Cordusio, più gli 80 milioni a Mps, sarebbero ancora distanti. Come evidenziato dall’incontro di due giorni fa tra i legali e contatti delle ultime ore.

Agostino Gambino e , consulenti di Rosella Sensi che con la mamma e le sorelle, possiede il 51% di Italpetroli, avrebbero rivisto le loro condizioni per addivenire all’accordo: spuntare una ”buonuscita” di circa 46 milioni in immobili a seguito della permuta del controllo del gruppo coi debiti verso le banche. In un primo tempo i Sensi chiedevano un corrispettivo in beni pari a 90 milioni. Ma Unicredit resta fermo sulla linea iniziale: concedere immobili per 20 milioni. Prendere o lasciare.

E se non interverranno avvicinamenti, si imboccherà la strada del lodo arbitrale, cioè della sentenza da parte del collegio presieduto da Cesare Ruperto e formato da Enrico e Romano Vaccarella. «Ci speriamo» in un accordo, ha detto ieri Paolo Fiorentino, vice a.d. di Unicredit e capo del team che segue il dossier, a margine della firma dell’accordo coi consumatori, «ci lavorano gli avvocati». Le parole del banchiere tengono aperta la porta dell’intesa anche se piazza Cordusio non sarebbe disposta ad arretrare rispetto alla sua posizione. Tutta da definire giuridicamente alla luce dell’esame dei vantaggi fiscali il percorso per concretizzare la pace.

Unicredit punta a salire al 100% di Italpetroli (ha il 49%) e a stralciare il controllo della As Roma: la banca non vuole consolidare il club calcistico, quotato in borsa per cui i consulenti valuteranno la forma per assumerne il controllo. E’ da escludere comunque che la maggioranza del 67% finisca nei libri di Unicredit. Una delle ipotesi sarebbe di intestare la partecipazione a un ”trust”, cioè un particolare tipo di istituto giuridico nel quale la proprietà di un bene è trasferita ad un soggetto fiduciario, il trustee, il quale tuttavia non ne ha la piena disponibilità, in quanto è vincolato da un rapporto di natura fiduciaria che gli impone di esercitare il suo diritto reale a beneficio di un altro soggetto, detto beneficiary. In questo caso appunto Unicredit.

Il trust o la soluzione che si troverà, affiderebbe a un advisor un mandato irrevocabile a vendere il club giallorosso, dopo aver concordato però con la Consob l’esenzione dall’obbligo di opa, consentita dalla normativa nei casi, come questo, di ristrutturazione del debito. «Non abbiamo dato alcun mandato» ha precisato Fiorentino alla domanda se sarà Rothschild la banca d’affari incaricata, «se entreremo in questo film, ci porremo il problema di chi ingaggiare. Tutte le banche di investimento hanno tifosi della Roma, magari si fanno avanti» ha concluso il banchiere con una battuta. I tempi comunque stringono e per lunedì Ruperto ha chiesto un accordo già fatto, eventualità che sembra ancora remota. Salvo che i Sensi non si accontentino appunto di un corrispettivo di una ventina di milioni sotto forma di Villa Pacelli, qualche albergo e terreni sui quali comunque la banca è disposta a trattare. Ma non sul prezzo. Quanto alle divergenze sulle valutazioni della Roma calcio e delle attività petrolifere influenti ai fini del calcolo dello scomputo dei debiti, è possibile che i Sensi accettino i valori di Unicredit.