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CORSERA - Ci sono partite che continuano allinfinito, come quella tra Julio Sergio e Alexander Doni, i due portieri brasiliani che si sono dati il cambio nel ruolo di titolare della Roma. Il primo è tornato alloffensiva ieri nel ritiro di Riscone di Brunico, difendendo a denti stretti la postazione: «Ho dovuto attendere tre anni per giocare, anche per colpa di Spalletti, il tecnico che non ha mai creduto in me. Doni? Mai stati amici, solo compagni di squadra. Se dovesse andar via non sarebbe una tragedia
Doni, dopo qualche frecciata recente, per adesso ha risposto col silenzio. La classica fitta, localizzata nella zona inguinale, ha fatto scattare lallarme e luscita dal campo di allenamento a Riscone, ha spaventato tutti. «Ho avuto un affaticamento muscolare e insieme allo staff medico abbiamo preferito interrompere lallenamento subito per non rischiare», dice Julio Sergio. Aspettando i riscontri dei prossimi giorni, il portiere parla del pericolo scampato e reagisce risentito a chi gli parla della nuova stagione alle porte. Nellultimo campionato è stato un fattore decisivo, ma linterrogativo di tifosi e addetti ai lavori è quasi ossessiva: riuscirà a ripetersi, o il suo exploit è frutto di unannata magica? Lui è stufo della bella favola del terzo portiere e non ne fa mistero: «Sento spesso questa domanda e rispondo che sarà difficile per tutti: avremo tanti impegni tra cui la Champions League, non sono solo io a dovermi confermare su alti livelli. Lobont è un portiere di gran qualità e se dovessi adagiarmi, perderei immediatamente tutti i crediti».
A proposito di rivali, la freddezza con cui liquida il suo (non) rapporto con Doni, fa capire una volta di più come tra i due non corra buon sangue: «È un compagno di squadra, come tutti gli altri. In ogni gruppo di lavoro esistono dinamiche diverse tra le persone, i miei amici veri sono quelli di lunga data. Se Doni dovesse partire, la Roma avrebbe soluzioni molto valide tra i pali». Concedesse il bis, a 32 anni Julio Sergio potrebbe anche rientrare nelle convocazioni del Brasile. Lui resta cauto: «Lanno scorso non ero da Roma, adesso si parla della Selecao... questo è il mio quinto ritiro in giallorosso, se sono rimasto tre anni a guardare bisogna chiedere spiegazioni a Spalletti. Io sono sempre lo stesso, qualcuno pensa che io sia cambiato ma non è vero. Mentre aspettavo il rinnovo non ho mai pensato di andarmene».
Dopo aver ammesso qualche lacuna ancora da colmare: («Devo migliorare nelle uscite e giocare meglio coi piedi»), Julio Sergio parla delle potenzialità di una squadra ancora da completare: «La squadra è forte e matura per vincere: Adriano e Simplicio sono acquisti importanti e con Burdisso saremmo ancora più competitivi. Per primeggiare, però, dobbiamo partire meglio rispetto alla scorsa stagione. Ranieri cura molto la fase difensiva perché sa che, con attaccanti come i nostri, il gol può arrivare in ogni momento. Il tridente offensivo affascina tutti, ma le punte sanno benissimo che, senza lotta e sacrificio, non si vince».
Ieri ha parlato a Roma Channel anche Perrotta, che ha annacquato gli entusiasmi di questi giorni: «Non mi piace illudere i tifosi, non è corretto parlare di scudetto». Oggi (ore 17) in programma la seconda amichevole del ritiro con lFc Alto Adige, trasmessa in diretta dal canale Radio Radio-Roma Uno Tv. Nel frattempo, puntuale e inesorabile, è arrivato il deferimento a carico di Francesco Totti. «Ci hanno rubato due scudetti», disse martedì il capitano giallorosso, finito nel mirino della Procura Federale per "aver espresso giudizi lesivi di prestigio, reputazione e credibilità della classe arbitrale, delle istituzioni federali e di una società operante nellambito della Figc"(lInter n.d.r). Deferita per responsabilità oggettiva anche la Roma, che ha già affidato la memoria difensiva allavvocato Conte per il ricorso immediato.