«Nel calcio non c’è libertà di parola»

24/07/2010 alle 12:34.

IL ROMANISTA (P. BRUNI) - Sdegno e sorpresa. Il deferimento di Totti è diventato quasi un caso politico. Anzi, togliamo pure il quasi. Il Capitano della Roma, anche stavolta, è finito sotto la luce del faro inquisitorio, come spesso gli è accaduto nel corso della carriera.

Duro e ironico è invece il commento di Enzo Foschi, consigliere alla Regione Lazio e tifoso romanista da sempre: «Ormai siamo al limite del paradosso, il calcio sembra diventata l’anticipazione di quello che poi accade nel Paese: non c’è più libertà di parola. Chiunque ha visto la conferenza stampa, ha sentito le parole di , indipendentemente dal fatto che Francesco ha detto la verità, si è reso conto di una frase detta in un contesto molto tranquillo. La stessa celerità da parte della Federcalcio me l’aspetterei per cose più serie e vorrei ricordare che Moratti è stato sospeso, tra le altre cose, anche per non aver rispettato i tempi imposti al calciomercato. Quelle sono cose forse più serie, che dovrebbero avere maggior risalto». Una voce fuori dal coro arriva da Renzo Ulivieri, per tanti anni seduto sulle panchine di mezza Italia e ora dietro la scrivania della presidenza dell’Associazione allenatori: «Mi sembra che ci stia, perché chi parla così, credo debba produrre delle prove, altrimenti non si arriva da nessuna parte. È un deferimento che mi dispiace, sono un ammiratore e un tifoso di ma sarebbe stato impossibile non farlo. Ho sempre espresso opinioni e le ho puntualmente pagate in prima persona. Sono stato squalificato, ho pagato multe. Noi abbiamo delle regole. Comunque, il deferimento non vuol dire essere condannati ma andare davanti al giudice della procura federale e spiegare le proprie motivazioni».