La seconda vita di Adriano: «Ho ritrovato il sorriso»

23/07/2010 alle 10:16.

CORSERA (D.BERSANI) - A vederlo così, sereno e desideroso di recuperare il terreno perduto, viene voglia di credergli. Adriano e la sua seconda (o terza?) vita, Adriano che sbuffa e suda nel ritiro della Roma a Riscone senza concedersi distrazioni. Lo sguardo è sempre velato di un alone triste, il volume corporeo che occupa, avvolto nella sua nuova maglia giallorossa numero

Adriano sembra effettivamente rinato, quando dice che: «La felicità è tutto nella vita. Io ho bisogno di sorridere e, quando non mi vedrete allegro, significa che le cose non andranno per il verso giusto. Ma sono caduto e ho imparato a rialzarmi». Gli resta un rammarico: non aver partecipato alla trionfale campagna nerazzurra, non aver festeggiato con l’Inter pigliatutto dell’ultima stagione: «Mi è dispiaciuto non far parte di una squadra così vincente, conosco quel gruppo e ho mantenuto legami di affetto. Sento spesso Julio Cesar e , sono arrabbiati perché sono andato alla Roma. Io non ho rimpianti, perché questa à mi ricorda Rio de Janeiro, mi hanno colpito l’affetto dei tifosi e il clima familiare dello spogliatoio».

Il peggio è passato? «Fossi stato un malato di alcolismo, non sarei di nuovo in Italia. A un certo punto avevo smarrito la fiducia in me stesso e ho pensato di abbandonare il calcio. Per 40 giorni sono stato solo con la mia famiglia emi è tornata la voglia di giocare. Ora voglio dimostrare ciò che valgo: sto lavorando per farmi trovare pronto per le partite importanti».

Ad esempio, la prima. Il 21 agosto, Adriano giocherà in Supercoppa italiana contro il suo passato: «Non so come mi accoglieranno al San Siro, sono curioso di scoprirlo. Aspetto quella gara con impazienza e credo che mi emozionerò».

Chissà se Adriano si sarà consultato con (difficile) prima di rendere pubblico merito ai due uomini che, nell’ultimo periodo milanese, lo hanno difeso: José Mourinho e Sinisa Mihajlovic, due personaggi che la Roma giallorossa non identifica esattamente come idoli: «L’allenatore mi è sempre stato vicino, nei momenti più cupi era prodigo di consigli e mi suggeriva di aspettare: non ci fosse stato Mou, avrei lasciato Milano molto prima. Avevo già deciso di tornare a casa ed è stata la decisione più giusta. Il Brasile non mi manca». E Sinisa, che ha predetto per lui una nuova carriera di soddisfazioni? «In Italia è il mio secondo padre e lo ringrazierò sempre per l’aiuto che mi ha dato nei momenti di depressione».