IL TEMPO - Il tempo è scaduto. Oggi Rosella Sensi dovrebbe mettere la firma sullaccordo di conciliazione con Unicredit che di fatto sancirà la fine di unera della Roma lunga 17 anni. Sarà un mezzogiorno di fuoco: nello studio del professor Cesare Ruperto a Vigna Stelluti la dottoressa Sensi incontrerà Piergiorgio Peluso, ad di Unicredit Corporate Banking, insieme ai rispettivi staff di legali e agli «arbitri» di parte, gli avvocati Romano Vaccarella per Italpetroli ed Enrico Gabrielli per la banca. Laccordo è pronto per essere firmato e prevede il passaggio di tutti gli asset della holding (compresa Roma 2000, la controllante diretta di As Roma) sotto la «gestione» di Unicredit, che passerà dal 49% al 100%.
Il piano di ristrutturazione prevede la valorizzazione e quindi la vendita dei beni con un mandato irrevocabile affidato a terzi. In cambio, i Sensi si toglieranno di dosso il fardello di oltre 400 milioni di euro di debiti (325 verso Unicredit e altri 90 con Montepaschi, più interessi) e manterranno nel loro patrimonio alcuni immobili, per un valore di circa 30 milioni di euro. Questo lesito della trattativa tra legali (ieri cè stato un altro incontro), ora manca la firma in calce di Rosella. Una formalità sulla carta, ma in questa vicenda il colpo di scena è sempre dietro langolo. In realtà, i segnali che arrivano da entrambe le parti in causa portano tutti verso una direzione: la firma. Quella che Rosella non avrebbe mai voluto mettere ma la situazione critica di Italpetroli non lascia spazio ai sentimenti. Dopodomani è in programma lassemblea della holding per approvare il bilancio e senza unintesa scritta con Unicredit sarà difficile ottenere lok di revisori e sindaci. Non solo. Se oggi non si arriva allaccordo, toccherà al presidente del collegio arbitrale Ruperto dirimere la querelle con una sentenza attesa entro luglio e che difficilmente sarà a favore di Italpetroli.
Durante e dopo ludienza arbitrale del 23 giugno gli avvocati della Sensi e lo stesso Ruperto hanno operato una «moral suasion» sulla presidentessa per spingerla verso laccordo. Le sorelle Maria Cristina e Silvia non hanno mai avuto dubbi: il patto con Unicredit va firmato, mentre Rosella non si è arresa fino allultimo allidea di lasciare la Roma. Prova ne è il suo colloquio di sabato a Palazzo Chigi con Gianni Letta in cui avrebbe chiesto al sottosegretario un aggiornamento sulla legge per la costruzione degli stadi di proprietà. Il progetto del nuovo impianto potrebbe restare un obiettivo dei Sensi. Unicredit ha già scelto di affidare alla banca daffari Rotschild il mandato a vendere la Roma: i potenziali acquirenti sono alla finestra, pronti a intervenire da domani. Ma la fase di «transizione» verso il nuovo proprietario potrebbe essere gestita ancora dalla Sensi, alla quale è stata offerto di mantenere la presidenza del club in un cda blindato. Un ruolo senza poteri ma di «garanzia», anche nei confronti della piazza: la banca non vuole gestire direttamente il club ma punta a venderlo il prima possibile per togliersi di dosso la pressione di una tifoseria preoccupata. Rosella, dal suo canto, è terrorizzata dallidea di uscire dal mondo del calcio (è stata appena confermata vice-presidente della Lega) e dai palazzi che contano e al tempo stesso accetterebbe di «traghettare» la Roma nei prossimi mesi solo a certe condizioni: è lultimo nodo da sciogliere e sarà oggetto di discussione nellincontro di oggi. Fino a ieri sera la Sensi non ha comunicato agli altri dirigenti la sua decisione. Montali, Pradè e Conti sono comunque destinati a restare per la gestione ordinaria. Totti e De Rossi, entrambi in vacanza, hanno chiesto aggiornamenti, Ranieri ha deciso di presentarsi a Trigoria direttamente domenica, insieme alla squadra che si radunerà. Con quali prospettive? Oggi sapremo.