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IL ROMANISTA (M.IZZI) - Lo confesso, le vie di Roma sono un mio pallino. Mi piace, ad esempio, passare davanti a Palazzo Massimo, a quattro passi dalla stazione Termini e pensare che proprio lì, dal 1914, visse e studiò il giovanissimo Ettore Majorana, uno dei massimi geni di ogni tempo. Allo stesso modo mi colpisce molto passare per via Fusco.
Per il resto, per quello che riguarda la toponomastica romanista si deve evidenziare un vero spartiacque fra la prima generazione di stranieri della Lupa e quella che si radicherà nella capitale allindomani degli Anni 60. Arturo Chini Luduena, il primo straniero della nostra storia all inizio degli Anni 30 viveva a Via Cassiodoro, a quattro passi da Piazza Adriana e dalla sede della Fortitudo, nel rione Borgo. E ancora la Roma dei rioni in cui tutti conoscono tutti, in cui non esistono divi e non esiste separazione tra la gente e i suoi beniamini. Del resto, Herbert Burgess, tecnico di quegli anni, prima di tornarsene nella sua Manchester, aveva preso dimora addirittura ai margini del campo di Testaccio, in un piccolo casale con tanto di stemma sociale le cui finestre davano direttamente sullarea di rigore del campo. Allargentino Scopelli venne invece trovata una casa a San Saba, rione che doveva la propria urbanistica proprio a Quadrio Pirani, lo stesso architetto che aveva progettato le case popolari di Testaccio. Ancora nel 1942, Pantò, largentino che contribuirà al primo scudetto della Lupa, si stabilirà a Via Dei Gracchi, praticamente adiacente a Via Cassiodoro, a un tirò di schioppo da Viale Giulio Cesare. Dopo gli Anni 60, questa completa assimilazione degli stranieri nel tessuto popolare romano subì una prima trasformazione.