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GASPORT (S. BOLDRINI) - Portiere di professione, difensore nella vita. In campo, vola tra i pali. Fuori, piedi a terra e barra dritta. Julio Sergio, ieri fermo per un affaticamento muscolare («niente di grave, ma in questi casi meglio fermarsi un giorno»), sta vivendo la sua prima estate da titolare nella Roma.
Dopo tre anni da «miglior terzo portiere del mondo», simpatica definizione coniata per lui dal simpaticissimo Spalletti, una stagione da numero uno. Ora, la prova del nove. In molti lo aspettano al varco, compreso lex titolare Doni, che non ha mostrato di gradire la sua concorrenza. Lui, Doni e Lobont «Doni per me è un compagno di squadra. Gli amici sono unaltra cosa: i compagni di scuola, ad esempio. Ma io voglio farla finita con questa storia. Lobont è un portiere di grande qualità e questo mi stimolerà a dare il massimo. A mio avviso, bastano due portieri, il terzo non gioca mai. Guardate la mia storia».
LUI E LA ROMA «Mai pensato di andare via da Roma, anche se il mio desiderio era quello di giocare. La partita più importante è stata la prima. Mi dissero solo tre ore prima della gara con la Juventus che sarei sceso in campo, ma per fortuna ero pronto. Il nuovo contratto mi tranquillizza sul piano economico, ma non mi garantisce il posto da titolare. La stagione sarà importante: si torna in Champions, dove non ho mai giocato. Gli obiettivi sono i soliti, arrivare lontano e provare a vincere qualcosa. Il tridente si può fare, ma occorre sacrificarsi. Un nuovo difensore? Chi è quassù, sta lavorando bene. Stiamo aspettando Juan. E poi se arriverà Burdisso, tanto meglio. Adriano mi è sembrato sereno. Lo conoscevo, un bravo ragazzo con un cuore grande così e un campione».
LUI, IL LAVORO E IL BRASILE «Ora i preparatori dei portieri sono due italiani, Pellizzaro e Nanni. Poi ho un collega come Lobont, romeno. Confrontare i diversi metodi di lavoro e le nostre esperienze ci arricchisce. Io so che devo migliorare in tante cose: nel gioco con i piedi, nelle uscite. Allenarsi serve a questo. Le polemiche sul pallone del mondiale non erano fuori luogo. I palloni possono fare la differenza».
LUI E FLOCCARI «Dice che vuole calciare un altro rigore contro il sottoscritto? Io dico che in quel derby sono stato bravo e fortunato, ma ogni partita ha la sua storia. La Nazionale è nei pensieri di tutti i brasiliani, ora più che mai perché nel 2014 organizzeremo il mondiale. Ma se mi guardo indietro e penso che un anno fa ero il terzo portiere della Roma, mi va bene tutto. I tre anni vissuti in disparte mi hanno insegnato molte cose. Ora vivo il calcio in un altro modo. Mi sento mentalmente più forte. Nella vita non puoi fermarti. Io non mi sento titolare. So che ogni giorno devo sudare e lavorare per conquistarmi il posto. Lo so e mi basta»