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GASPORT (S. BOLDRINI) - Sbarcherà a Roma tra una settimana, non sarà accolto con il tappeto rosso e comincerà la storia. Una storia molto semplice: Doni e la Roma. Da portiere titolare a giocatore ingombrante. La Roma sta cercando di piazzarlo dappertutto, ma, finora, buca su tutta la linea. Solo il Chelsea dellamico Carlo Ancelotti qualche mese fa aveva sondato il terreno, per affidargli il ruolo di vice Cech: visto lo
Resto a Roma Doni ha preso atto della situazione durante il Mondiale e ha deciso di restare a Roma. Perché cambiare aria? Il suo ragionamento è questo: quando firmammo il contratto eravamo tutti felici e contenti: se ora è cambiato qualcosa, io non posso fare beneficenza. A Roma sto bene. Se vogliono, vado in panchina. E se anche la panchina è troppo per il sottoscritto, mi accomodo pure in tribuna. Le scelte non dipendono da me, Alexander Donieber detto Doni. Io sono sempre lo stesso, con un ginocchio operato dopo aver giocato malandato solo per il bene della Roma. Se non mi vogliono più, mi trovino unaltra sistemazione. Altrimenti, rimango.
Lui e Julio Sergio Doni non ha preparato benissimo il ritorno a Roma dopo il fallimentare Mondiale del Brasile vissuto da terzo di Julio Cesar e Gomes e una stagione in cui ha giocato appena sette partite, alcune con errori grossolani. Ha rilasciato unintervista in cui ha confessato alcuni peccati commessi nellultima stagione romanista («Non ero abituato ad andare in panchina, giocare poco non mi ha aiutato e forse avrei dovuto affrontare la cosa in modo diverso»), ma ha anche ribadito che tra lui e Julio Sergio, quello che un giorno fu il terzo portiere e oggi è il titolare, non corre buon sangue («Non siamo amici e io non sono mai stato la sua riserva»). Julio Sergio, bravo figliolo, non ha voluto replicare.
Le gerarchie La situazione è nelle mani di Ranieri. Lallenatore ha già stabilito le gerarchie. Il titolare, fresco di rinnovo, è Julio Sergio. Il romeno Lobont, riscattato questestate e apparso in ottime condizioni di forma nei primi allenamenti in montagna, è il secondo. Poi cè Doni, che non dovrebbe esserci, macè: è il terzo della compagnia. E non è uno qualsiasi. Personalità forte, fisico che incute timore, leader tra alcuni brasiliani e non solo: alloccorrenza, Doni sa recitare bene la parte del sindacalista. Vendere Doni servirebbe a tante cose: a liberarsi di un giocatore ingombrante, a fare cassa, a togliersi dai piedi un sindacalista. Con laria che tira, la parola sindacato fa paura.
Almeno Artur... In attesa degli eventi, è di ieri la notizia che laltro brasiliano Artur, partito da titolare un anno fa e sprofondato via via al quarto posto, ha firmato un contratto annuale con lo Sporting Braga, club portoghese impegnato nei preliminari di Champions League. Ma lui aveva uno stipendio normale e, nonostante tutto, il suo agente, Ovidio Colucci, lo stesso di Doni, ha faticato parecchio per trovargli una sistemazione. Per piazzare Doni, dovrà fare gli straordinari. Altrimenti, Doni a Roma e palla al centro. Arbitra Ra
nieri.